Cronaca

Verso la riapertura, ma molti negozi rischiano di abbassare le serrande per sempre

Quanti negozi riapriranno a Cremona dalla metà di maggio? Quanti piccoli imprenditori, soprattutto artigiani e commercianti, alzeranno le serrande quando il governo deciderà le modalità di apertura? Quanti ambulanti si ripresenteranno al “nuovo” mercato diffuso nelle vie cittadine? Impossibile oggi sapere se quel 30% ipotizzato dalle associazioni di categoria su chi alzerà bandiera bianca di resa sia vicino alla realtà anche sotto il Torrazzo.

Di certo il tan tam di questi giorni indica già che tizio non riaprirà, che quest’altro ha vuotato il negozio, un altro ha deciso di vendere l’immobile. Le categorie più chiacchierate sotto questo aspetto sono rappresentate da alcuni bar: un esercente in pieno centro ieri ha ipotizzato una perdita secca di 300mila euro di mancati incasso in questo lungo periodo di chiusura.

Altre categorie a rischio sono i ristoratori, alcuni si sono inventati la consegna a domicilio di pasti pronti con buoni risultati, altri che hanno spazi piccoli pensano già con angoscia all’eventuale apertura con distanze tra i clienti che mai riusciranno a rispettare. E poi i negozi di abbigliamento, di accessori per la casa, dei beni del lusso e altri ancora. Anche perché, come sottolineano i rappresentati di categoria,  non ci sono stati sgravi sugli affitti, sulla raccolta rifiuti (quanto umido producono i ristoranti chiusi?), sui plateatici, sulla pubblicità. 

E poi la mancanza di credito, come sottolinea Ascomfidi. La volontà di assicurare credito immediato alle imprese resta, ad oggi, confinata ai proclami del dl “liquidità”. E per le aziende il recupero di risorse per fronteggiare spese che, pur a fronte di nessun introito, hanno continuato ad esserci, resta un problema gravissimo. “Si è trattato dell’ennesimo decreto con scarsa operatività sbandierato ai quattro venti. Ma poi, così come era stato per la moratoria, sono stati emanati provvedimenti che non trovano una concreta applicazione. –  commenta Federico Corrà, presidente di Ascomfidi Cremona – A partire proprio dai mini finanziamenti da venticinque mila euro. Ormai se ne sono accorti tutti”.

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