Cronaca

Fond. Sospiro, Scotti: 'Impossibile azzerare il rischio contagio con 750 operatori'

In diversi Paesi d’Europa la metà dei morti da coronavirus sono anziani ospitati nelle case di riposo, falcidiati in massa dal Covid-19. ‘Una tragedia umana inimmaginabile’, così l’ha definita l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha fotografato una situazione ancora ‘profondamente preoccupante’ vissuta in questo tipo di strutture.

29 ospiti anziani e 12 disabili hanno perso la vita, a marzo, presso Fondazione Sospiro, la più grande Rsa della Provincia e che, insieme ai servizi per i disabili, costituisce un vero e proprio paese dentro al paese.: 710 assistiti che diventano 850 con i Centri, e 750 tra medici, infermieri, oss, educatori.

La magistratura vuole far luce sulle morti in Rsa in generale, ma proprio qui a Sospiro fin dai primi giorni dell’epidemia erano state evidenziate pubblicamente le difficoltà a far fronte all’emergenza, a cominciare dal reperimento delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione individuale.  Su questi problemi e sulle incognite che ora si aprono sul settore, abbiamo sentito il presidente di Fondazione Sospiro, Giovanni Scotti.

Presidente Scotti, cosa è successo da marzo ad oggi?  Per ora  il resoconto è parziale, posso dire quello che abbiamo fatto  nonostante le difficoltà. Abbiamo subito costituito una unità di crisi e ci siamo presi grosse responsabilità chiudendo le strutture e monitorando il personale agli ingressi, precedendo le normative di due settimane. Ci siamo dati protocolli di prevenzione stringenti, in collaborazione col medico competente. Le famiglie vengono tenute informate sui loro cari, c’è un servizio di video chiamata perché anche i residenti vedano i volti dei familiari, per gli operatori sono stati promossi corsi di informazione, formazione e di supporto psicologico, si è valutato come meglio applicare la clinica e l’organizzazione dei nuclei.

Quale aiuto avete ricevuto dagli enti superiori, intendo le autorità regionali e statali?: Per giorni e giorni abbiamo sollecitato senza esito che le autorità non guardassero solo gli ospedali, ma anche alle residenze assistenziali dove c’erano persone molto fragili. Per la ricerca di mascherine e gli altri dispositivi in febbraio e marzo sono stati giorni di uno stillicidio continuo di ordini fatti, di speranze e di rinvii di consegne, di sequestri in dogana di lotti già pagati da noi, perché la Protezione civile aveva stabilito la sua ‘priorità assoluta anche sugli ordini già emessi’: però con grande impegno economico e di lavoro siamo riusciti a gestire anche questa emergenza nell’emergenza. Sono molto orgoglioso della squadra dei nostri operatori che si sono sempre dimostrati competenti, flessibili e generosi. Ho tenuto un dialogo settimanale con loro per testimoniare la mia gratitudine.

Cosa risponde a chi getta ombre sull’elevato numero di morti nelle Rsa, in questi due mesi? Per quanto ci riguarda, noi tutti di Fondazione Sospiro sappiamo di non aver tradito neppure per un attimo la fiducia delle famiglie che ci hanno affidato i nostri 710 residenti (che con gli ambulatori e i centri diventano 850 assistiti). Nessuno è stato lasciato solo e soprattutto chi non ce l’ha fatta (nel mese di marzo 29 anziani e 12 disabili) ha avuto vicino le cure, la mano o lo sguardo di un operatore amico. Perché chi vive una realtà come una RSA / RSD diventa amico di chi assiste e sa da sempre che la morte è un traguardo della vita, quindi sa anche come la si accompagna in modo dignitoso e cosa vuol dire un gesto d’affetto per chi se ne sta andando.
Purtroppo non sempre si capisce che le residenze d’assistenza non sono ospedali per malattie acute, non hanno attrezzature o terapie intensive per far fronte a situazioni estreme. Per missione sono chiamate a far altro: per quanto riguarda gli anziani sostenere al meglio e il più lungo possibile persone che hanno gravi cronicità fisiche o deficit cognitivi spesso dovuti all’età avanzata, e per i disabili mitigare problematiche psicologiche o problemi comportamentali. Abbiamo ottimi geriatri, fisiatri, psicologi, neurologi, clinici di medicina generale o cure palliative, ma non ci sono in organico rianimatori e anestesisti, perché la nostra mansione è un’altra. Inoltre, salvo eccezioni, durante l’emergenza non venivano accettati ricoveri in ospedale da RSA / RSD, specie se pazienti con oltre 75 anni con più malattie. È una realtà che poi la Regione ha anche scritto in una sua delibera.

Ora che il periodo peggiore dell’emergenza sembra superato, cosa vede in prospettiva?  Le RSA / RSD sono lo specchio della realtà generale. Cremona è la provincia con la più alta incidenza di contagi. Noi abbiamo più di 750 operatori che vivono in famiglia e nella società e poi vengono al lavoro: impossibile azzerare qualsiasi possibilità di contagio dall’esterno in assenza di test che sono stati concessi solo dal 7 aprile. Per questo dico che abbiamo fatto del nostro meglio lo stesso.
Va, però, cambiata l’opinione che il contagio sia una fatalità se lo si contrae da liberi cittadini dopo aver frequentato, magari in modo incauto, la casa di un amico, mentre sia dovuto ad una negligenza se colpisce un ospite in una residenza per anziani o per disabili dove, pur con le precauzioni possibili, per necessità di lavoro è impossibile attuare un rigido distanziamento sociale.
I giudizi sommari sulle RSA / RSD mentre ancora stiamo combattendo fanno solo del male. Sarebbe meglio valutare cosa ci è accaduto nel complesso, come società, quando tutto si sarà concluso e avremo più serenità di giudizio. g.b.

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...