L'anestesista che scoprì il Covid in Italia si racconta sul Corriere della Sera
Torna a far parlare di sé la dottoressa cremonese Annalisa Malara, anestesista in forza all’ospedale di Codogno, dove il 20 febbraio scoprì che Mattia era il Paziente n. 1 del Coronavirus e si rese quindi conto che il contagio aveva raggiunto anche il nostro Paese e il nostro territorio. La donna è stata infatti intervistata dal Corriere della Sera, a cui ha raccontato che quel giorno si rese conto di essere la prima ad aver scoperto l’epidemia di Covid in Europa. “Tornata a casa, dopo 36 ore in reparto, mi feci una doccia, mi sdraiai. Non volli guardare tv, internet, nulla. Solo telefonare ai miei genitori, a Cremona”.
Un’intuizione importante la sua, ma che se si fosse rivelata errata le avrebbe creato non pochi problemi “Era una banale polmonite, eppure tutte le terapie risultavano inutili. Mattia stava morendo” racconta la donna. “Non mi restava che pensare l’impossibile. Informai il primario, la direzione sanitaria e dissi: ok, mi prendo la responsabilità”.
Da quel giorno è finita sotto i riflettori, rivela al Corriere: “Ricevo una decina di messaggi al giorno, gente che non conosco e mi ringrazia. Rispondo a tutti”. E racconta le sue perplessità e le sue paure: “Non pensavo che il virus potesse diffondersi così rapido. E non mi sono ancora abituata: l’approccio col malato Covid è diverso dagli altri. Emotivamente. Su quel letto puoi trovarci tuo cugino, tuo papà… “.
E respinge al mittente l’appellativo di eroe che spesso si è sentita rivolgere. “Abbiamo risposto in modo egregio a una chiamata, ma ci siamo abituati. Anche quando nessuno se ne accorge: io brucio le ferie, faccio 300 ore di straordinari non pagati, per 3mila euro salto le notti e tre weekend su quattro, prendo rischi altissimi”.