Cronaca

Biaggi, la passione politica e civile di un sindaco che fece grande un piccolo paese

Sindaco orgogliosamente socialista per 13 anni e poi impegnato nella vita civile del suo paese, Bonemerse. Rosolino Biaggi, morto ieri a 78 anni, è stato un personaggio noto ed apprezzato nella piccola comunità alle porte di Cremona e non solo, tanto che nella casa dove abitava con la moglie Rosa e i tre figli, era un via vai di persone che andavano ad esporgli qualche richiesta o a sottoporgli un problema, una sorta di segretariato sociale. Un sindaco d’altri tempi, condannato dal Coronavirus, ma già sofferente per i postumi dell’asbestosi che aveva contratto in giovane età e che era rimasta silente per tantissimi anni.

La malattia gli era stata riscontrata attorno ai 50 anni, dopo che un suo ex collega ne era deceduto. Da qui il sospetto, le prime verifiche e la conferma. “Eravamo consapevoli che i suoi polmoni erano deboli – racconta la figlia Giusi – e che con l’età potevano esserci problemi. Dallo scorso dicembre il respiro si era fatto più faticoso, più affannato. Poi si è scatenato il coronavirus e quindi abbiamo deciso di continuare a curarlo a casa e di non portarlo in ospedale, molto sotto pressione. Finchè, circa un mese fa, quando abbiamo visto che le bombole di ossigeno non bastavano più, l’abbiamo portato. Superata una prima fase critica, quando è stato un po’ meglio è stato trasferito all’Aragona di san Giovanni in Croce. Poi, un nuovo peggioramento, era il Giovedì santo, che ha reso necessario il ricovero all’Oglio Po. Fino all’altro ieri lo abbiamo sentito e visto attraverso videochiamate, era brillante, la voce un po’ sforzata dal respiratore, ma scherzoso, come sempre. Ha fatto le sue battute, dicendo che aveva voglia di venire a casa … ieri però non ci siamo sentiti e nel tardo pomeriggio si è verificata una crisi respiratoria che non è riuscito a superare”. Si è spento quasi come si fosse addormentato, hanno poi spiegato medici e infermieri.
Iscritto al partito socialista, Biaggi ha vissuto con grande passione il suo impegno di amministratore. Fin dagli anni Settanta era entrato in consiglio comunale e poi era stato assessore; eletto sindaco nel 1980, riconfermato per tre mandati fino al 1993. Anni in cui Bonemerse ha visto arrivare l’allacciamento al gas per le abitazioni, crescere la popolazione e soprattutto, ha visto nascere “la sua quarta figlia”, come la chiama scherzosamente Giusi, ossia la palestra, costruita pensando in grande, nell’ottica di servire anche le esigenze del capoluogo. E’ stata la sua più grande soddisfazione e ha favorito l’arrivo di giovani e di tante società sportive in paese. Iscritto all’Avis e acceso promotore dell’adesione alla causa della donazione del sangue, “lo proponeva a tutti i ragazzi che venivano a fare sport”, una volta cessata la carica amministrativa ha aiutato a fondare la sede territoriale dell’Auser, dove ha svolto volontariato attivo fino a 5 – 6 anni fa, finchè la salute l’ha consentito.

Negli anni Ottanta non mancò all’incontro in Prefettura con il presidente della Repubblica Sandro Pertini, di cui era grande estimatore; e fu presente alla visita che papa Woityla fece alla nostra città incontrando i sindaci nel parcheggio dell’ospedale. Socialista, ma non lontano dal mondo ecclesiale, “verso cui ha sempre avuto una sincera amicizia e legami forti con i parroci che si sono susseguiti in paese. Ho ancora in mente una sua foto con l’allora vicario don Cesare Burgazzi, travestiti da Peppone e Don Camillo”, ricorda ancora Giusi. Una famiglia che porta avanti la tradizione dell’impegno sociale, con Giusi presidente del consorzio di cooperative Il Sol.co di via Bonomelli e con i fratelli Maddalena e Filippo. g.biagi

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