Cronaca

La testimonianza: 'Mio padre morto in Rsa senza potergli stare vicino'

Foto di repertorio

Storie di vita drammatiche, di famiglie in ginocchio di fronte a una pandemia che non guarda in faccia nessuno. Come quella di Silvia Bianchi, che la scorsa settimana ha perso il padre, 87 anni, uno dei tanti ricoverati in Rsa, al Germani Cingia de Botti, morto il 3 aprile. “Mi risulta che i decessi siano stati decine, e nella settimana in cui mio papà lottava tra la vita e la morte ho chiesto informazioni senza mai ricevere risposta, se non informazioni fredde e sintetiche” si sfoga Silvia, che ha visto suo padre l’ultima volta il 20 febbraio. E stava bene. “Era la festa di Carnevale e lui ballava” racconta.

Poi, tutto è precipitato: ” il 21 è stato annunciato il 1 caso di coronavirus, il 23 la struttura ha chiuso le visite. Sono riuscita a vederlo in quel mese solo due volte in videochiamata. Poi il 26 marzo mi è giunta la notizia che aveva la febbre e tutta la sintomatologia del coronavirus. Mi è stato detto che avevano richiesto i tamponi ma che fino a quel momento non avevano ricevuto risposta. Una settimana dopo mio padre è deceduto”. E il tutto senza potergli neppure dire addio: storie che purtroppo in questi mesi si sono ripetute tantissime volte, per tantissime famiglie. Rimane la “profonda amarezza che è rimasta per non essergli potuta stare vicino”.

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