Cronaca

Addio Massimo Terzi, per me un vero maestro

Anche Massimo se n’è andato, tra i tanti.  Ho provato dolore per le molte persone che conoscevo bene e che in questo periodo sono scomparse dalla nostra comunità, ma Massimo Terzi era per me una persona davvero speciale.

L’avevo conosciuto nei momenti in cui mi affacciavo alla vita politica, alla fine del 1994: amici comuni me lo avevano presentato come architetto urbanista di valore.  Ricordo ancora il primo lungo colloquio che ebbi con lui: immediatamente mi colpì la sua profondità di pensiero, la sua visione ampia dei problemi e delle loro interrelazioni, nonché la sua profondissima conoscenza della città e del suo territorio.

Non ebbi dubbi nel chiedergli la sua disponibilità per l’assessorato all’Urbanistica e poi nell’affidargli questo incarico, anche nel secondo mandato.

A lui dobbiamo la redazione della Grande Variante al Piano Regolatore, che per la prima volta rivedeva in termini moderni ed ecologici lo sviluppo della nostra città e, all’interno di questo, il progetto davvero lungimirante del Parco dei Monasteri, che sta vedendo finalmente, proprio in questi anni, una sua attuazione.  

La sua personalità complessa e la sua dirittura etica lo portarono alle dimissioni durante il secondo mandato: ne abbiamo parlato spesso dopo.  Forse io stesso lo avevo forzato su alcune decisioni che non erano secondo i suoi principi e me ne sono dispiaciuto. Lui era profondo e riflessivo, io più impulsivo e decisionista. Spesso scherzavamo su due temi: “L’elogio della lentezza” e il “De Civitate Terzii”…

Ma questo non ha intaccato il profondo rapporto di stima e di amicizia tra di noi, che anzi si è rafforzato negli anni successivi ed era certamente nato e cresciuto anche al di fuori della sfera amministrativa, quando ci si trovava nel piccolo paese della Val di Non (Ronzone) in estate o durante le vacanze natalizie.

Incontrarci era facile e frequente: lui aveva lo studio a pochi portoni da casa mia, in via Beltrami: ci si incontrava spesso, si beveva un caffè e invariabilmente si parlava di politica e dei problemi della nostra Città. Era sempre un piacere.

Verso di lui sento un debito davvero grande perché Massimo è stato un vero maestro in discipline a me prima sconosciute, ma così importanti nell’azione di governo, ed anche perché mi ha spesso condotto in riflessioni politiche che mi hanno aiutato a crescere e stimolato a scavare nei problemi.

Credo che tutta la comunità cremonese debba essere profondamente grata per l’opera di questo Architetto, che si è davvero speso disinteressatamente per la nostra Città e che sono certo lascerà in essa una traccia indelebile. 

Paolo Bodini

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