Cronaca

Lettera per don Alberto: grazie

Caro direttore,

qualche giorno fa hai raccontato del tuo rapporto con don Alberto, che hai descritto come  “ un amico, un prete tutto d’un pezzo, un uomo di fede “. Sì, per tanti preti e laici è stato un amico, per la Chiesa è stato un prete tutto d’un pezzo e a tutti ha sempre mostrato la verità della fede.

La nostra amicizia è nata in Seminario: quando ero in prima teologia, circa 35 anni fa, l’ho avuto come professore e sin dalla prima lezione ho potuto apprezzare lo spessore culturale e  la sua capacità di trasmettere i contenuti teologici, insieme alla sua umanità: cordiale, aperta e simpatica. Erano anni nei quali, per alcuni dogmi disciplinari, non si poteva instaurare rapporti di amicizia con i professori e nemmeno con i sacerdoti.. Ma, “rischiando” qualche invettiva del rettore, osavamo addirittura uscire, nel giorno del nostro onomastico, a prenderci un cappuccino.

Una volta prete, il rapporto è diventato ancor più profondo e confidenziale, libero e quindi ancor più vero, perché espressione del nostro essere uomini e preti. La famigliarità ci ha portato anche a percorrere in macchina, con alcuni amici, alcuni itinerari artistici in Francia, alla scoperta delle Chiese e delle Abbazie romaniche. Quando poi anche lui ha iniziato a vivere la trincea di una parrocchia, abbiamo condiviso, con altri sacerdoti, la pubblicazione di un periodico comune., anche questo frutto della nostra amicizia e della nostra appartenenza alla chiesa. Con puntualità non mancava mai di omaggiarmi alcune pubblicazioni dei suoi interventi e delle sue omelie che, come hai ricordato, sempre erano  “preparate, profonde, mai banali “.

Nel 2008, festeggiando i suoi 10 anni di parrocchialità a Casalmaggiore, mi ha regalato una pubblicazione intitolata “ La bellezza del cristianesimo “, con sotto il motto di S. Ambrogio “ ub fides ibi libertas “, nella cui prefazione don Alberto ricorda che questo motto “ mi ha sempre guidato i questi anni come una stella, da quando l’ho casualmente incontrato nello stemma del card. Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, uno dei miei maestri, ai cui scritti ho sempre attinto, dapprima come insegnante di teologia nel nostro seminario e poi, soprattutto, nella vita pastorale a contatto diretto con le persone e le situazioni più diverse, le quali spesso inducono affanni. E gli affanni, come si sa, producono più tristezze che consolazioni. La verità cristiana, invece, è liberante..

Don Alberto ha sempre avuto, come uomo e come sacerdote, come insegnante e parroco, la preoccupazione di mostrare la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo. E tanti, sacerdoti o laici, hanno sempre trovato in lui un amico a cui confidare una preoccupazione, una gioia, una delusione o una scelta. 

La sua amabilità, la sua profonda umanità, la sua preparazione teologica e la sua esperienza sacerdotale sono state apprezzate e riconosciute anche oltre il Po: la nomina a Consultore presso la Congregazione per il Clero o   il suo nome nella lista per la guida di una diocesi ne sono una conferma. 

Anche a me, come a te e ad altri, nei giorni scorsi, dall’ospedale, nel suo ultimo messaggio ha scritto “Grazie”. 

Grazie a te don Alberto, sei stato per me e per noi segno visibile e tangibile di Cristo, che ora contempli in eterno nella cattedrale del Paradiso.

Un parroco di campagna

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