Stalking alla ex, la difesa: 'Più di mille sms della parte offesa, era lei ad essere stata lasciata'
“Carenze probatorie” e “contraddizioni”: ieri in una lunga arringa gli avvocati Giancarlo Rosa e Giovanni Benedini hanno contestato punto per punto l’imputazione di stalking di cui deve rispondere il loro assistito e le dichiarazioni rese a suo tempo in aula dalla parte civile. Sotto accusa c’è Claudio Montanari, 35enne cremonese, che secondo la procura avrebbe stalkizzato la sua ex Caterina, 27 anni, di Cremona. Per l’imputato, ieri il pm ha chiesto una pena di tre anni e sei mesi. La sentenza sarà pronunciata il prossimo 2 aprile.
La coppia si era conosciuta nel dicembre del 2015 e un anno dopo era andata a convivere nella casa di lei, che gestiva un bar in via Mantova e dove lui faceva il barista. I problemi erano iniziati nel settembre del 2016. “All’inizio i litigi avvenivano in casa”, aveva già riferito Caterina in aula. “Lui mi picchiava, mi dava pugni nelle costole, mi strappava i capelli, volevo interrompere la relazione e volevo che se ne andasse”. Da quel momento, secondo l’accusa, Montanari avrebbe messo in atto una serie di comportamenti persecutori che avrebbero portato Caterina a finire in cura da uno psichiatra.
“Siamo ben lontani dall’accusa di stalking”, hanno sostenuto i difensori, che hanno prodotto più di mille messaggi scritti da Caterina a Claudio. Messaggi di quando ancora erano fidanzati e dove si evincerebbe, secondo la difesa, la gelosia di lei verso il 35enne che voleva interrompere la relazione. “E’ lui che l’ha lasciata”, ha sottolineato l’avvocato Rosa, “e quando si sono lasciati lui la cercava perchè reclamava il denaro degli stipendi che lei gli doveva quando lui aveva lavorato nel bar”.
In aula, Caterina aveva raccontato di quando, per sfuggire dal suo ex, si era vista costretta a lasciargli la casa e a trasferirsi in un albergo, delle botte prese e di lui che la seguiva. “Non c’è agli atti alcuna ricevuta che conferma che la parte offesa sia stata in un albergo”, ha spiegato l’avvocato Rosa, “nè ci sono certificati o prescrizioni mediche. E per quanto riguarda i supposti inseguimenti, l’analisi delle celle telefoniche davano il nostro assistito lontano dal luogo indicato dalla presunta vittima”.
“L’imputato è ormai tristemente noto, ben al di là del presente processo”, ha detto ieri l’avvocato di parte civile Massimiliano Cortellazzi, riferendosi ad altre condanne inflitte a Montanari in altri procedimenti penali. “Le condanne sono state tutte impugnate in appello”, ha rilanciato l’avvocato Rosa, “e comunque sono riferite ad altri fatti. I processi si fanno in aula, non sugli organi di stampa”.
Sara Pizzorni