In 22 collegati via Skype in contemporanea: è il processo digitale 'anti Coronavirus'
22 avvocati collegati in contemporanea via Skype con il giudice Pierpaolo Beluzzi nell’aula dell’udienza preliminare del tribunale di Cremona. E’ quanto ha organizzato in pochi giorni il magistrato ‘informatico’ per evitare contatti e assembramento in tribunale, ma non solo. Si tratta di un’iniziativa quantomai utile in queste settimane di allarme per il diffondersi del Coronavirus, ma all’avanguardia e innovativa per il futuro del processo online. Un progetto che se portato avanti consentirebbe un considerevole risparmio in termini di costi e di tempo.
22 i legali collegati (tra parti civili e difensori) per il processo sulla maxi operazione del Nas di Cremona su un traffico illegale di farmaci. 18 gli imputati. Gli avvocati si sono collegati in remoto via Skype dai propri uffici dislocati in tutta Italia (Cremona, Napoli, Piacenza, Milano, Lodi, Catania, Pescara), confrontandosi live con il giudice Beluzzi e con il pm Ilaria Prette, potendo accedere direttamente a tutto il fascicolo processuale digitale in formato Pdf, costituito da migliaia di pagine, verificare firme digitali, depositare e allegare documenti, tutto in tempo reale. Mentre la discussione scorreva a video nei sottotitoli attivati sulla pagina Skype, il cancelliere condivideva lo schermo e il verbale, inserendo le conclusioni, richieste di patteggiamento, istanze. Il tutto anche su smartphone e tablet tramite apps gratuite. In questo modo il processo digitale si è popolato di emoticon, con gli avvocati che chiedevano ordinatamente la parola, approvavano o contestavano una decisione con un pollice, attestavano la propria presenza, la richiesta di un rito alternativo rispondendo ad un sondaggio, scaricavano migliaia di pagine con un click, verificavano il verbale in tempo reale, la registrazione audio video dell’udienza, fornivano contributi e collaboravano per evitare errori.
L’udienza digitale completamente online è nata in meno di tre giorni grazie al giudice Beluzzi con il contributo, a lezione, sempre in telepresence, dei suoi studenti del corso di “sistemi digitali per il processo” dell’Università Cattolica facoltà di Giurisprudenza della sede di Piacenza. “La cosa incredibile”, ha detto il giudice Beluzzi, “è che da una sola email (Pec) da 5 euro e una firma digitale in remoto è stato possibile realizzare una intera udienza online perfettamente compatibile con il Codice di Procedura Penale e il Codice dell’Amministrazione Digitale, accedendo a servizi gratuiti di leader mondiali di soluzioni di telepresence e di condivisione – gestione di documenti digitali, oltre ad utilizzare normali software di uso comune su qualsiasi pc. Il metodo è individuare la migliore tecnologia disponibile ed ampiamente utilizzata sul mercato (fornita dagli specialisti) ed applicarla nello specifico settore del processo con un’opera di creatività, inventando dei nuovi servizi (il contributo degli intermediari intelligenti), che devono poi essere proposti agli utilizzatori finali ( gli avvocati, giudici, ecc): il tutto grazie alla rete che collega gli attori e diffonde servizi e conoscenza fluida. Nel caso specifico abbiamo utilizzato un servizio di Skype Microsoft per la telepresence, una piattaforma cloud di gestione documentale di Alfresco, e le soluzioni offerte da Adobe Acrobat per la realizzazione dei Pdf (anche in versione portfolio) e gestione delle firme digitali”. “Un altro dogma che cerco di trasmettere ai miei studenti”, ha aggiunto il magistrato, “è l’esclusività dell’opzione digitale: attualizzando una massima del maestro Kesuke Miyagi (dal film ‘Karate Kid’) che dice: ‘processo classico con regole per la carta, va bene; processo digitale con regole del Codice Amministrazione Digitale, va bene: processo telematico con regole fatte in casa, prima o poi si viene schiacciati come grappolo d’uva’. Gli studenti di Giurisprudenza ormai ‘nativi digitali’ sono gli attori che possono fornire quella giovanile e dirompente spinta creativa che serve per innovare anche il nostro settore Giustizia: dobbiamo solo aiutarli a realizzare il nuovo processo digitale che si immaginano e che si aspettano di utilizzare”.
IL PROCESSO
Si tratta di una maxi indagine su un traffico internazionale di farmaci, principalmente oncologici, antivirali e destinati a cure particolari, durante la quale sono stati recuperati medicinali sottratti ad ospedali pubblici del sud Italia. L’ipotesi di reato formulata dagli inquirenti è quella di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione, furto aggravato e commercio di farmaci guasti ed imperfetti. I medicinali, tutti caratterizzati da un elevato valore terapeutico e commerciale, sono stati rubati tra il 2017 e il 2018 in farmacie ospedaliere, aziende sanitarie territoriali e magazzini farmaceutici dell’intero territorio nazionale. I destinatari delle misure cautelari sono gruppi di ladri, ricettatori, corrieri e piazzisti con epicentro a Crema che avevano messo in piedi una fitta rete di commercio illegale di farmaci ad alto costo, tutti destinati al mercato estero. Oggi si è discusso delle questioni preliminari, ma sono già 12 i patteggiamenti formalizzati. I patteggiamenti verranno definiti nell’udienza del prossimo 11 maggio, mentre tutte le altre posizioni verranno discusse il 6 luglio.
Sara Pizzorni