Cronaca

Ospedale, c'è esasperazione: protezioni in ritardo, specialisti dirottati tra gli Infettivi

Medici e infermieri costretti a carichi di lavoro eccezionali e in diversi casi nemmeno forniti dei mezzi di protezione individuale necessari per evitare di contagiarsi a loro volta. Il clima all’interno dell’ospedale di Cremona, di cui ormai parlano tutti i media nazionali, ieri 27 febbraio era arrivato al limite dell’esasperazione e probabilmente anche per questo il direttore generale Giuseppe Rossi aveva diffuso – tra il personale e ai media – una lettera di ringraziamento in cui si sottolineava l’abnegazione di tutto il personale.

Oggi quantomeno, arriveranno in ospedale i “dispositivi di protezione individuale” che secondo quanto prescritto nelle istruzioni operative dell’emergenza Coronavirus,  devono essere assicurati a chi entra in contatto con persone infette. Parliamo di  mascherine, guanti, calzari, camici monouso o tute, maschere, guanti, obbligatori nei reparti di malattie infettive, terapie intensive, pronto soccorso e nei casi in cui i pazienti sono sottoposti a terapie con aerosol.

Ma quello dei ritardi nell’approvvigionamento dei materiali è solo uno degli aspetti che in questi giorni stanno rendendo la vita difficile a medici, infermieri e oss del presidio cremonese. La riorganizzazione dei posti letto ha coinvolto settori all’interno del monoblocco ospedaliero che in tempi record sono stati svuotati e riconvertiti in letti per Infettivi: oltre ai 43 ricavati nel padiglione esterno delle Malattie Infettive, se ne aggiungono una sessantina al terzo piano nelle ex Chirurgie, in cui le visite vengono effettuate da medici di altre specialità, quali internisti, pneumologi, cardiologi ed altre ancora. Medici e infermieri che oltre a dover curare i pazienti dei loro reparti, devono visitare anche i contagiati da Covid-19, che in circa la metà dei casi presentano una situazione clinica caratterizzata da polmonite, per quanto non sempre grave. Se a quei posti letto si aggiunge la decina di posti in Terapie Intensive, dove i pazienti sono in condizioni critiche,  sale a quasi 110 la ricettività dell’ospedale di Cremona nell’emergenza del nuovo Coronavirus. La domanda ricorrente tra gli operatori sanitari è: perchè concentrare a Cremona tanti malati? La risposta potrebbe essere per evitare di diffondere il contagio in altri territori, ma allora: perchè non trasferire a Cremona medici infettivologi da altri ospedali della regione meno sovraccaricati, ad esempio Pavia e Brescia? O anche da Mantova, che fa parte della stessa Ats (medici di Oglio Po sono invece già reclutati per Cremona). Un ospedale, quello di Cremona, su cui negli ultimi tempi si erano concentrate parecchie nubi, a cominciare dal ridimensionamento della terapia intensiva neonatale che diventerà operativo da inizio marzo: un declassamento che aveva scatenato una serie di esternazioni da parte di medici o ex medici del presidio cremonese, circa il progressivo svuotamento di professionalità da largo Priori. g.b.

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