Cronaca

Sy interrogato: 'Volevo essere arrestato e salvare vite umane' Disposta perizia psichiatrica

“Volevo essere arrestato, così da poter raccontare la mia storia”. Sono state le prime parole pronunciate da Ousseynou Sy, durante decima udienza del processo a suo carico, che lo ha visto interrogato. “Non ho ucciso nessuno e nessuno si è fatto male – ha roseguito l’ex autista di Autoguidovie – non avevo calcolato che il bus potesse incendiarsi. E’ successo perché l’auto dei carabinieri ha impattato nel tagliarmi la strada”.

Il 47enne di origini senegalesi è accusato di tentata strage e sequestro. L’uomo, detenuto dal 20 marzo al carcere di San Vittore, ha voluto ancora una volta sottolineare come il suo gesto fosse dimostrativo: “Una protesta, per ricordare che c’è gente che muore in mare a due passi da noi. L’ho fatto in modo stupido, ma era questa la mia finalità”.

L’imputato ha negato di aver avuto con sé una pistola, anche giocattolo, e ha rimarcato che il coltello con il quale ha minacciato i 51 studenti delle Vailati, i loro professori e la bidella che li accompagnava “era un coltello multiuso seghettato”. Sy ha ricostruito i momenti in cui gli studenti sono saliti sul bus e ha chiuso le porte con una catena da bicicletta. “Ho detto loro che non sarebbe successo nulla di male e che dovevo fare una cosa per l’Africa. Poi ho chiesto alla bidella di legarli con delle fascette, per evitare che si spostassero. Piangevano, urlavano… Ho chiesto loro di posare i cellulari a terra e ai professori di calmarli”.

Dalla ricostruzione dell’imputato emerge un cambio di destinazione: inizialmente aveva detto di volersi recare a Linate, oggi ha invece dichiarato che il suo obiettivo era “raggiungere il tribunale per raccontare l’orrore dell’Africa. Linate era per ingigantire la situazione e, se fossi riuscito, per fuggire. Avrei lasciato scendere i bambini per strada perché sapevo che sarebbero arrivate le forze dell’ordine”.

“Volevo salvare delle vite umane – ha concluso Sy – e modificare la politica del Governo sull’immigrazione”.

Intanto sull’imputato la Corte d’Assise di Milano ha disposto la perizia medico-psichiatrica diretta ad accertare la sua “piena capacità di intendere e di volere”. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 10 febbraio per il conferimento dell’incarico ai periti.

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