Cronaca

Cremona citata come esempio due volte al Congresso degli Stati Uniti

di Marco Bragazzi

Siamo in Italia nella primavera del 1944, la Seconda guerra Mondiale infuria ancora in Europa e in buona parte del Mondo, per cui gli Alleati mettono in atto la terza operazione di sbarco militare in Italia, chiamata “Shigle”, volta alla liberazione dell’Italia dall’esercito tedesco. L’operazione Shigle comincia agli albori del 1944 ed era composta dallo sbarco dei soldati statunitensi e dei loro alleati nei pressi di Anzio per puntare a nord e raggiungere nel più breve tempo possibile Roma per liberare la “città aperta” tagliando in due la penisola, obiettivo che sarà raggiunto, con enormi sacrifici tra i militari di ambo le parti e anche tra i civili, del giugno 1944.

Prima dello sbarco di Anzio le operazioni militari degli Alleati erano state due, l’operazione Husky, cominciata il 10 luglio 1943 con l’invasione della Sicilia seguita, nel settembre dello stesso anno, dall’operazione Avalanche che portò la fanteria statunitense a sbarcare nei pressi di Salerno. Gli sbarchi anfibi sulle coste italiane saranno i precursori del famoso D-Day, ovvero operazione Overlord, che il 6 giugno 1944 decreterà il celeberrimo sbarco in Normandia e un passo fondamentale nella guerra.

Se il lavoro del Maresciallo Montgomery, dei generali Patton, Clark ed Alexander era quello di sconfiggere al più presto la tenace resistenza delle truppe agli ordini del Feldmaresciallo Kesselring (comandante in Italia delle truppe tedesche e loro alleate) attraversando l’Oceano Atlantico il lavoro della politica statunitense non era di certo così pericoloso come la conquista di Monte Cassino ma di certo era molto raffinato e politicamente premonitore.

Negli incontri del Congresso degli Stati Uniti presso il Campidoglio a Washington, da aprile a maggio del 1944, compare anche la città di Cremona, ben lontana ai tempi dalle forze alleate che puntavano su Roma, ma che, grazie alla liuteria, viene presa come esempio (e messa a verbale da parte dei rappresentanti della potere legislativo statunitense) per lo sviluppo futuro della ricostruzione in Italia. Il 19 aprile 1944 si presentò presso il congresso per una audizione pubblica il giornalista e scienziato William L. Laurence, futuro premio Pulitzer per i suoi articoli sul Manhattan Project ovvero la descrizione dei test e dello sviluppo delle bombe atomiche che da lì a poco colpiranno il Giappone, il quale, forte di una ricerca sviluppata dalla azienda chimica americana Du Pont, propone al Congresso di valutare alcuni tipi di smalti e vernici per legno recentemente brevettati dalla multinazionale della chimica.

Alcuni rappresentati del Congresso, come il Senatore Angell dello stato di New York, sono un po’ scettici sulle argomentazioni proposte dal futuro Pulitzer ma, per conquistare il pubblico (e soprattutto i voti dei rappresentanti) Laurence propone un paragone quantomeno “azzardato”, l’utilizzo di queste vernici brevettate per rendere i vari tipi di legni morbidi e lavorabili oppure robusti e resistenti può essere paragonato alle vernici utilizzate a Cremona dai maestri liutai per creare violini, come nella tradizione sviluppata da Stradivari e resa viva dal suono unico dei suoi strumenti.

Nella discussione al Congresso del 19 aprile 1944 Cremona e la sua liuteria sono la scintilla che spazza via ogni reticenza e ogni appartenenza politica, il Congresso, con enorme pragmatismo politico e bellico, accetta la dissertazione di Laurence, ricordando inoltre le enormi quantità di legname presente sul suolo americano che, se opportunamente trattate, potrebbero aiutare la ricostruzione post-bellica italiana con serramenti, scale ed altre opere lignee. Una sorta di piano Marshall basato sulla storia dell’arte liutaia cremonese arte che, a quanto parrebbe, non era estranea neanche ai rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti vista la sua unicità nei secoli. Ma non sempre Cremona viene presa come esempio del tutto positivo, è il caso di Douglas G. Hartley, aiuto ambasciatore degli Stati Uniti in Italia negli anni ’60.

Nel 1998, dopo la pensione, in una audizione destinata al Congresso, il diplomatico di origini inglesi ma di passaporto americano descriverà la sua esperienza nella sede consolare di Milano rimarcando il fatto che l’area del Po è costellata di antiche e stupende città come Cremona ma che, complice uno sviluppo industriale poco eco-sostenibile, dall’area di Milano fino a Cremona l’inquinamento atmosferico stava arrivando a livelli poco salubri. Hartley cita direttamente lo sviluppo delle aziende che sanno produrre prodotti di qualità e molto raffinati anche per gli Stati Uniti ma che, soprattutto nel sud Lombardia con Cremona come capofila, le emissioni atmosferiche sono ormai incontrollabili e che potrebbero creare problemi di salute ai residenti.

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