Cronaca

Con l'ordigno davanti alla banca: un anno di lavoro nella coop sociale. Reato estinto

Hanno lavorato un anno alla cooperativa sociale Cosper, rispettando tutto il programma dell’istituto di messa alla prova. Dunque per Matteo Arisi e Matteo Colombani, i due cremonesi di 27 e 25 anni frequentatori del centro sociale Kavarna, il reato è stato dichiarato estinto. I due ragazzi erano finiti davanti al giudice con le accuse di deturpamento e danneggiamenti e condannati a svolgere lavori di pubblica utilità alla cooperativa di servizi alla persona di via Bonomelli che si occupa di minori e famiglie, di assistenza domiciliare e di anziani. Arisi e Colombani avevano imbrattato i muri dell’agenzia di Cremona della Banca di Piacenza di via Dante, già risarcita dai due imputati con la somma di 200 euro ciascuno.

‘Aro’ e ‘Colo’ erano stati arrestati nel febbraio del 2013 dai carabinieri che li avevano fermati poco prima che facessero esplodere un ordigno rudimentale davanti alla banca. All’epoca dei fatti i due cremonesi erano stati trovati in possesso di un candelotto artigianale pronto a deflagrare, e i carabinieri avevano ipotizzato che nel mirino, per un’azione dimostrativa con finalità eversive, ci fosse la Banca di Piacenza. Nella notte tra martedì 5 e mercoledì 6 febbraio, attorno alle 4, i due imputati erano stati notati da un tassista armeggiare nei pressi di un’auto parcheggiata in via Platani. All’arrivo dei carabinieri, i due ragazzi avevano cercato di darsi alla fuga a piedi, ma erano stati presi poco dopo. In prima battuta si pensava ad un semplice tentativo di furto di auto, invece durante i controlli sotto la macchina era stato trovato un candelotto di polvere esplosiva lungo 20 centimetri e bicchierini di vernice rossa, nascosti poco prima del tentativo di fuga. ‘Una bomba di vernice’ che avrebbe comunque potuto provocare danni. Sulle pareti della banca era poi comparsa la scritta nera ‘Chi la fa l’aspetti’ e tra gli oggetti appartenenti ai due cremonesi, oltre ad accendini, erano stati trovati un coltellino e sacchi neri, presumibilmente da usare per coprirsi il volto, e bombolette spray di colore nero.

Alle loro spalle, già segnalazioni per partecipazioni a manifestazioni non autorizzate, e in più per il 26enne una denuncia per aver esibito in pubblico una mitraglietta che in realtà era un giocattolo. I due erano finiti in manette, ma erano stati scarcerati subito dal pm Francesco Messina secondo il quale non era ravvisabile l’imputazione più grave, e cioè quella di aver cercato di concretizzare un atto di terrorismo contro l’istituto di credito. Quando erano stati presi, davanti ai carabinieri si erano dichiarati prigionieri politici, circostanza che poi gli stessi avevano smentito al loro avvocato.

Sara Pizzorni

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