Pretendono la restituzione di un debito: 2 giovani arrestati per sequestro ed estorsione
Avrebbero picchiato e sequestrato un 22enne per costringerlo a restituire il debito che aveva con loro. Con le accuse di sequestro di persona e tentata estorsione sono finiti in manette un 20enne residente a Cremona e un 19enne di Malagnino. Nei loro confronti il gip ha convalidato l’arresto e disposto per entrambi gli arresti domiciliari, con la possibilità, per il 19enne, che ancora studia, di andare a scuola (il pm aveva chiesto per entrambi il carcere). I due ragazzi sono accusati di aver privato la vittima della sua libertà personale, costringendola a rimanere per alcune ore nell’abitazione del 19enne, e di averla colpita con calci, pugni e schiaffi, pretendendo la consegna di 3.500 euro. I fatti si sono svolti tra il pomeriggio del 20 gennaio e le prime ore del giorno successivo a Casalmaggiore, Malagnino e Cremona. E’ stata la stessa vittima a chiamare i carabinieri la notte del 21 gennaio. Il giovane è stato trovato dai militari in via Ugolani Dati a Cremona a bordo della propria auto insieme al 20enne.
Nel maggio scorso il 20enne aveva prestato 3.000 euro alla vittima. Due mesi dopo aveva cominciato ad inviargli dei messaggi con cui gli intimava di onorare il proprio debito. Non avendo ottenuto risultati, il 20 gennaio si è presentato all’uscita della ditta di Casalmaggiore dove il ragazzo lavora. In quell’occasione, lo avrebbe colpito con un pugno ed afferrato per il collo, costringendolo a salire sull’auto di un amico per recarsi a Malagnino nell’abitazione dell’altro arrestato. Qui il giovane è stato costretto ad entrare in casa, privato del proprio telefono cellulare e del portafoglio e fatto sedere su una sedia, venendo di tanto in tanto colpito con sberle e pugni in faccia e con calci ai fianchi, minacciato di morte ed insultato. I due gli hanno sottratto anche la carta bancomat con la quale l’indomani mattina avrebbe dovuto prelevare e restituire il dovuto. Durante la serata gli è stato consentito, con il cellulare del 20enne, di telefonare allo zio e al padre. Quest’ultimo ha cercato inutilmente di convincere l’indagato a lasciare andare il figlio, proponendogli la consegna immediata di mille euro con la promessa che il resto sarebbe stato restituito al più presto. Nulla da fare.
Più tardi i tre, dopo aver recuperato l’auto della vittima, hanno raggiunto Cremona per incontrarsi con alcuni amici dei due arrestati in un’abitazione di via Ugolani Dati. Il ragazzo, al quale sono stati sottratti il piumino e la tessera bancomat a titolo di pegno, è rimasto a bordo del mezzo, chiuso dall’esterno. A questo punto, con il proprio telefono cellulare che gli era stato restituito in quanto privo di credito, ha potuto chiamare i carabinieri, riusciti, una volta sul posto, a fermare il 20enne che nel frattempo era risalito a bordo. L’altro, invece, è riuscito a fuggire, ma è stato rintracciato poco dopo presso la sua abitazione di Malagnino dove sono stati trovati sia il piumino che la tessera bancomat. Alla vittima, portata in ospedale, sono stati riscontrati un trauma cranico ed un trauma toracico guaribili in dieci giorni. In sede di denuncia, il giovane ha raccontato che l’importo dovuto al 20enne corrispondeva, in parte, ad un debito di droga, in parte ad un prestito di cui aveva beneficiato. Ha poi aggiunto di essere debitore anche dell’altro ragazzo, dal quale aveva acquistato droga che non aveva ancora pagato. Secondo la sua versione, i due arrestati, che lui conosce da tempo, condividendo la piazza dello spaccio di marijuana, si sarebbero accordati per costringerlo ad onorare i propri debiti.
Il 19enne è difeso dall’avvocato Vito Alberto Spampinato, mentre il 20enne dal collega Massimiliano Cortellazzi. “Quando la presunta vittima è stata liberata dai carabinieri aveva il cellulare in mano”, ha commentato l’avvocato Spampinato. “Difficile, dunque, pensare che una persona trattenuta possa avere tranquillamente la disponibilità del cellulare. Faremo comunque indagini difensive e depositeremo una memoria”. “Il mio cliente”, ha a sua volta spiegato l’avvocato Cortellazzi, “è incensurato. E’ diplomato e lavora da un anno come cuoco in vari ristoranti. A luglio aveva prestato al ragazzo 2000 euro, certo che il giovane, che aveva un lavoro, glieli avrebbe restituiti”. Gliene ha però ridati solo 200. Poi ha perso il lavoro ed è partito per la Spagna dove è rimasto per un mese. Quando il mio assistito è venuto a sapere che era rientrato e che aveva di nuovo un lavoro, lo ha cercato”.
Secondo la versione del 20enne, quella sera la vittima aveva promesso di restituire il denaro ad entrambi, ma così non è stato. Dopo una serata trascorsa tranquillamente insieme a giocare alla play station, i tre sono usciti insieme in auto. Quando i due arrestati sono scesi per prendere le sigarette, lasciando da solo il ragazzo, lui ha chiamato i carabinieri. “Un sequestro un pò anomalo”, lo ha definito l’avvocato Cortellazzi, “visto che la presunta vittima, che evidentemente non ha mai avuto intenzione di restituire il denaro, aveva la disponibilità del cellulare”. “Il mio cliente”, ha detto ancora l’avvocato Cortellazzi, “nulla ha a che fare con la droga. Ha negato le botte, ammettendo solo di aver colpito il giovane con una sberla alla nuca” .
Il giudice, però, convalidando l’arresto, ha ritenuto “credibile” la ricostruzione della vittima, versione confermata anche dal padre e dallo zio che nel corso delle telefonate hanno detto di aver sentito il ragazzo “molto spaventato”, “ansimante”, e dalla perquisizione effettuata nell’abitazione di Malagnino dove sono stati trovati il piumino e la tessera bancomat, oltre a 109 grammi di marijuana, un bilancino di precisione e 390 euro in contanti nascosti all’interno della cappa di aspirazione dei fornelli della cucina. Racconto ritenuto “credibile” anche da quanto constatato dagli inquirenti e pure dai certificati medici. Per contro, secondo il giudice, le dichiarazioni rese dagli arrestati sono apparse “meramente difensive e tendenti a ridimensionare la portata della loro responsabilità”. Il 19enne arrestato, inoltre, in sede di interrogatorio ha raccontato di una lite “particolarmente animata” tra il 20enne e la vittima e di violenze esercitate dall’amico mentre i due si trovavano in bagno.
In relazione all’attività di spaccio posta in essere dallo studente 19enne, i carabinieri del Nor stanno tutt’ora svolgendo accertamenti in considerazione che lo stesso già l’anno scorso era stato trovato in possesso di sostanza stupefacente a seguito di controlli effettuati presso un istituto scolastico cittadino, ragion per cui non è da escludersi che il giro di affari e smercio dello stupefacente fosse proprio quelle delle scuole.
Sara Pizzorni