Cronaca

La latteria Cà de' Stefani festeggia i 120 anni al castello di San Lorenzo

La Latteria sociale di Ca’ de’ Stefani compie centoventi anni e li festeggerà sabato 25 gennaio nel corso di un evento organizzato presso il castello di San Lorenzo de’ Picenardi. L’azienda costituisce la più antica forma di cooperazione nel settore lattiero caseario ancora oggi in attività, precedendo di una sola settimana la costituzione della Latteria Soresina. Per l’occasione è stato realizzato un libro curato da Fabrizio Loffi che, sulla base di documenti inediti, ne racconta la storia fin dai primi passi all’inizio del XX secolo.

E’ il 28 gennaio 1900, infatti, quando in una sala del palazzo comunale di Ca’ de’ Stefani, alla presenza del notaio Attilio Barbieri, con studio legale a Sospiro, si ritrovano i dieci soci fondatori. Tutti, tranne due, sono agricoltori, fittabili o possidenti del territorio. I dieci soci fondatori sono Augusto Guida, conduttore dell’azienda agricola Dosso Pallavicino di Cicognolo; Giuseppe Rizzi, avvocato di Cremona, padre del pittore Emilio; Odorico Fontana, agricoltore di Ca’ de’ Stefani; Giuseppe Maffezzoni, fittabile a Ca’ de’ Stefani; Giacinto Galli, fittabile a Ca’ de’ Stefani; Enrico Lena, fittabile a Redondesco; Andrea Talamazzi, fittabile a Ca’ de’ Sfondrati; Giovanni Rossini, fittabile a Ca’ de’ Stefani; Francesco Demicheli, fittabile a Ca’ de’ Quinzani ed infine Francesco Frugoni, un ingegnere di Cremona. La società ha dapprima sede nel palazzo comunale, anche se le prime riunioni si tengono nell’osteria di Ferdinando Zagni, all’inizio di via Montanara.

L’inaugurazione del caseificio vero e proprio avviene invece quasi due anni dopo, il 22 dicembre 1901. Ispiratore della cooperativa è il professor Antonio Sansone, direttore della Cattedra ambulante di agricoltura e presidente del Consorzio agrario, che due anni dopo verrà inviato dalla Federconsorzi a promuovere analoghe iniziative.
Alla fine dell’Ottocento il contesto produttivo è ancora dominato da strutture di trasformazione del latte inserite all’interno delle aziende agricole, in cui nasce l’esigenza di abbandonare la lavorazione in cascina a favore di produzioni di formaggi più articolate e di migliore qualità. L’unica alternativa possibile alla cessione del latte all’industria privata diventa, di conseguenza, l’aggregazione tra produttori per costituire caseifici dove lavorare il latte in comune, riducendo i costi di produzione, e garantendosi prodotti di maggiore qualità ad un prezzo più remunerativo. La lavorazione in cooperativa rappresenta dunque sia la risposta più strutturata a difesa dei redditi agricoli a fronte dello svilimento dei prezzi dei latticini, che grava sui produttori, sia la forma di maggior tutela nei confronti della trasformazione del latte, non più affidata ai singoli casari con contratti annuali, ma condotta mediante un controllo diretto sugli sbocchi commerciali della materia prima conferita dai soci.

Si tratta di aggregazioni che possono coesistere facilmente con il tipo di azienda prevalente sul territorio, in quanto svolgono la loro azione nella fase di reperimento del prodotto ed in quella del suo collocamento, ottimizzando la gestione e garantendo ugualmente un risultato economico ai produttori che hanno rinunciato alla lavorazione diretta in azienda. Nel 1892 nasce la latteria sociale cooperativa di Forcello, qualche anno dopo, nel marzo 1898, è la volta della Latteria sociale di Acquanegra cremonese. Il 28 gennaio 1900 viene costituita la Latteria sociale cooperativa di Cà de Stefani, ed il 5 febbraio la società anonima cooperativa Latteria Soresinese. In tal modo si definisce e completa il passaggio tra la produzione lattiero-casearia legata all’azienda agricola ed il caseificio industriale moderno.
All’inizio la produzione è limitata all’emmenthal ed al burro, ed in misura minore al grana, che diventerà però la produzione prevalente a partire dal 1924. Solo del dopoguerra la latteria acquisisce la sua struttura definitiva, affiancando alle produzioni tradizionali quella del provolone, che incontra subito un buon successo, soprattutto sui mercati di Roma e Napoli, permettendo di consolidare le posizioni già raggiunte. Fin dal 1979 la Latteria sociale aderisce al Consorzio del Provolone tipico appena costituito per difendere la produzione locale dalla massiccia offerta di pasta filata dall’estero di minor costo.
La costante ricerca della qualità del prodotto, fortemente radicato sul territorio senza snaturare le caratteristiche fondamentali dell’azienda che non ha mai rinunciato alla sua più autentica dimensione cooperativa, è sicuramente alla base del successo incontrato negli anni dalla Latteria Cà de’ Stefani, che ha consentito al suo Grana nella tipologia “oltre trenta mesi” di aggiudicarsi a partire dal 2007 per ben quattro volte consecutive il primo premio alla manifestazione “il Bontà”. Nel 2014 la Latteria di Pizzighettone entra nella compagine sociale della Ca’ de’ Stefani come socio sovventore. Oggi la latteria conta 21 soci che nel 2019 hanno conferito 600.000 quintali di latte, con cui si sono prodotte 85.000 forme di grana padano e circa 13.500 quintali di provolone Valpadana e generico; occupa 48 dipendenti ed ha una clientela diffusa su tutto il territorio nazionale e internazionale con un fatturato nel 2019 di oltre 38 milioni di euro.

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