Cronaca

'O paghi o tuo figlio va in prigione'. Truffatore condannato a due anni

Due anni e 600 euro di multa a Fabio Manduca, 38 anni, napoletano, finito a processo con l’accusa di aver truffato tre donne anziane. L’imputato, difeso dall’avvocato Andrea Polara, è stato però riconosciuto colpevole solo per il raggiro messo a segno ai danni di Mirella, cremonese di 82 anni, che lo aveva riconosciuto in foto subito dopo i fatti e che lo ha riconosciuto in foto anche in aula. L’imputato era l’uomo che si era presentato a casa di Mirella per ritirare il denaro ottenuto con il raggiro del finto incidente. Per le altre due vittime non è stata raggiunta la prova. Assolto per tutti e tre gli episodi il presunto complice, Mario Della Magna, 43 anni, anche lui napoletano e anche lui con precedenti penali alle spalle. Per ciascuno dei due imputati, il pm onorario aveva chiesto una pena di due anni, sei mesi e una multa di mille euro.

Nella sua requisitoria, il pm ha parlato di un reato “particolarmente odioso e grave” ordito ai danni di donne anziane e di “un’indagine complessa” da parte dei carabinieri che grazie alle analisi dei tabulati telefonici delle vittime avevano scoperto che le utenze mobili partivano da Napoli. La svolta c’era stata il 25 novembre del 2015 quando Manduca era stato arrestato in flagranza di reato. Dai tabulati dei telefoni di Manduca e dai suoi spostamenti si era poi risaliti al presunto complice. La mattina della truffa ai danni di Mirella, i due imputati, così come rivelato dalle celle telefoniche, si trovavano a Cremona. Troppo poco, per l’avvocato Polara, per arrivare ad una prova certa della colpevolezza dei due imputati, tranne per il caso di Mirella, che aveva riconosciuto Manduca in foto.

A Cremona, tra l’ottobre e il novembre del 2015, c’erano stati numerosi episodi fotocopia di queste truffe, almeno due o tre alla settimana. I raggiri messi a segno erano quelli del finto incidente stradale e del finto avvocato che contattava sull’utenza fissa le vittime, dicendo che i figli o le figlie avevano avuto un incidente e che avrebbero dovuto pagare per risolvere le conseguenze penali. Per conferma, le anziane venivano spesso invitate a chiamare le caserme o i commissariati. Il fatto è che chi era al telefono non riattaccava, e in questo modo, anche se le vittime contattavano i figli o le forze dell’ordine, la linea restava aperta e quindi anche il collegamento con il primo chiamante, che ovviamente cambiava identità e si spacciava per carabiniere. Per l’accusa, chi telefonava sarebbe stato Della Magna, mentre Manduca aveva il compito di presentarsi personalmente a casa delle vittime per farsi consegnare il denaro. Per i carabinieri, gli autori erano sempre gli stessi. “Dopo l’arresto di Manduca, avvenuto a Sesto San Giovanni, le truffe si erano dissolte”, aveva spiegato uno degli inquirenti.

“Mi hanno detto al telefono che mio figlio era stato coinvolto in un tamponamento e che non aveva l’assicurazione in regola. Rischiava di finire in carcere”, aveva ricordato in aula Mirella. “Ho provato subito a telefonargli sul cellulare, ma mi hanno risposto i carabinieri che mi hanno detto che mio figlio era da loro e che avrei dovuto pagare 3.000 euro per evitare che andasse in carcere. Ma io una somma del genere non ce l’avevo. ‘Cerchi di raccogliere il più possibile’, mi hanno detto, e alla fine sono riuscita a racimolare 500 euro. ‘Vanno bene. Non risponda più a nessuno. Le mandiamo una persona alla quale dovrà dare il denaro’”. Per l’accusa, chi si era presentato a casa di Mirella per ritirare i soldi era Fabio Manduca. “Ha preso i soldi e se n’è andato senza dire una parola”, aveva spiegato l’anziana. “Non ha avuto con me atteggiamenti brutti. Quando poi a casa è arrivato mio marito ha telefonato all’assicurazione che gli ha detto che la documentazione di mio figlio era in regola e che si era trattato di una truffa”.

Sara Pizzorni

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