Cavalli: 'Personale demotivato, pazienti in fuga, assenza vertici Quale destino per l'Ospedale?'
Duro intervento del medico Pietro Cavalli, pubblicato il 7 gennaio sull’online Quotidiano sanità in merito alla situazione dell’ospedale di Cremona. Cavalli, in pensione dal 1 dicembre scorso, all’età di 68 anni, ha svolto quasi tutta la carriera presso l’attuale Asst di Cremona. Specializzato in Ematologia clinica, Igiene – Medicina Preventiva e in Citogenetica umana, ha diretto per vent’anni l’unità operativa di Genetica, diventando figura di riferimento per servizi quali le diagnosi prenatali, la farmaco genetica, la dismorfologia. Le sue riflessioni sull’involuzione della struttura cremonese prendono il via dagli ultimi fatti di cronaca: “Al di là del ridimensionamento della terapia intensiva neonatale, questa vicenda ha avuto anche il merito di far aprire gli occhi dell’intera comunità sulle condizioni dell’ospedale nel suo insieme, innescando una sorta di ‘controllo sociale’ sulla intera struttura, oggi decisamente in condizioni precarie e assai problematiche”.
La disamina continua poi con “le numerose dimissioni da parte degli operatori (una decina gli apicali che nell’ultimo anno si sono dimessi) che hanno determinato l’incapacità di fornire prestazioni di base in molti reparti, costringendo l’utenza a rivolgersi altrove e non necessariamente a strutture di eccellenza. Vengono segnalate difficoltà nella gestione delle apparecchiature (molte sono fuori uso e non riparate), che portano i cittadini a cercare altrove le prestazioni di cui hanno bisogno, mentre l’obsolescenza di alcune strumentazioni impedisce qualsiasi possibilità di aggiornamento tecnologico; in taluni settori la dotazione strumentale è insufficiente e costringe il personale a ridimensionare l’attività. La recente iniziativa di informatizzazione della cartella clinica si scontra con la realtà di una struttura con componente hardware non all’altezza. Ancora, la carenza di personale non riguarda solamente la componente sanitaria ma si fa sentire a tutti i livelli, mentre la struttura muraria degli edifici è caratterizzata da condizioni addirittura pericolose per l’incolumità di personale e visitatori.
A fronte della necessità di garantire gli strumenti indispensabili per svolgere un’attività sanitaria appena sufficiente, anche per non dover subire possibili conseguenze medico-legali, brilla l’allegra assenza dei vertici aziendali. E gli operatori hanno l’impressione di combattere con la fionda contro i carri armati”.
Cavalli affronta poi anche aspetti di natura economica: “Bilancio economico in rosso per almeno tre milioni e mezzo di euro rispetto all’anno precedente, clienti/pazienti/utenti che abbandonano la struttura e si rivolgono altrove anche per problemi di modesta entità, personale demotivato quando addirittura non livoroso verso la direzione; assenza di comunicazione e di coinvolgimento dei dipendenti: quanto potrebbe durare una qualsiasi azienda in queste condizioni? Preoccupa soprattutto la disaffezione ed il conseguente rivolgersi dei pazienti ad altre strutture, che rappresenta un vero e proprio esodo. Ed è la perdita di fiducia il problema più rilevante, per la popolazione e per la struttura. Si potrebbe continuare all’infinito, ma è evidente che, almeno a Cremona e nonostante la dedizione del personale, la sanità pubblica sta perdendo molto della sua eccellenza”.
Dove stanno le cause di questa situazione? Per il medico “il dubbio è quello di comprendere se alla base di questa sconcertante situazione ci siano decisioni e precise scelte regionali, oppure se questi risultati siano il frutto di direzioni generali, sanitarie e amministrative non all’altezza del compito che è stato loro attribuito.
La prima ipotesi sembra poco plausibile. Appare infatti difficile anche solo immaginare una precisa scelta strategica da parte delle autorità regionali di affossare l’assistenza ospedaliera pubblica nel territorio cremonese. Se così fosse, sarebbe difficile comprenderne il motivo.
E però è altrettanto arduo pensare che i meccanismi regionali di sorveglianza/vigilanza non si siano resi conti della china scivolosa sulla quale da tempo l’ospedale di Cremona si è incamminato a seguito di scelte strategiche che hanno portato alla pesante situazione attuale.
L’alternativa all’ipotesi precedente – conclude l’intervento su Quotidiano sanità – descrive una realtà sanitaria nella quale manager eccellenti e con indiscutibili capacità convivono con professionisti meno capaci. Siamo sicuri che, almeno per l’ospedale di Cremona, qualche domanda, visti i risultati delle recenti gestioni, sarebbe opportuno porsela”.