Trasporto ferroviario, altri 10 anni a Trenord: i comitati dei pendolari insorgono
Dopo la decisione comunicata da Regione Lombardia di affidare senza gara l’intero servizio ferroviario di propria competenza per il periodo 2021-2030 nuovamente a Trenord, nonostante la situazione di costante disagio che vivono i pendolari delle tratte lombarde, non mancano le reazioni da parte dei comitati dei viaggiatori, in una nota sottoscritta da una ventina di Comitati, tra cui quello della Mi-Cr-Mn, InOrario, e Utp Lombardia. Una decisione, quella della Regione, che già si poteva intuire, come sottolineano i comitati, da alcune dichiarazioni rilasciate dall’Assessore Terzi negli scorsi mesi.
Le perplessità che tale scelta suscita nei rappresentanti dei viaggiatori, sottolinea ancora la nota, non dipende tanto dall’affidamento diretto o dalla durata del contratto, quando “da quali siano i contenuti e gli obiettivi del Contratto di Servizio che la nostra Regione, in rappresentanza di tutti i propri contribuenti, sta provvedendo a compilare con Trenord, per una cifra complessiva di circa 5 miliardi di euro”.
Insomma, vista la situazione di costante disagio, “affidare per altri 10 anni a chi non sembra in grado di gestire oggi neanche l’esistente servizio a livelli di decenza, peraltro con un aumento della spesa pubblica, senza pretendere immediati e sensibili miglioramenti è, quantomeno, assai discutibile”. Regione Lombardia, secondo i comitati dei pendolari, “deve quindi dimostrare ai cittadini che tale scelta è stata ponderata a 360 gradi e che sia risultata davvero quella con meno controindicazioni”.
“Anche ammettendo come poco realistica di mettere a gara tra le Società di trasporto l’intero servizio ferroviario, potrebbero esserci davvero alternative” scrivono ancora i Comitati. “Ad esempio perché non si predispone una gara per il management (cioè rinnovare il contratto alla medesima Impresa ma sostituendone la dirigenza secondo criteri oggettivi, meritocratici, verificabili)?”. Ma soprattutto, i pendolari chiedono un segnale di cambiamento, almeno per quelle linee con minore frequentazione, come appunto quelle del sud Lombardia, che “Trenord ritiene superflue, oltre che fastidiose per la propria gestione industriale”, perché, citando l’azienda stessa, “il treno è costoso e va fatto dove serve”. A questo proposito, tali linee, “possono essere messe a gara se l’Impresa che se le aggiudica ne ha un vantaggio. Dipende come per il resto dalle condizioni economiche del contratto”.
Qualche novità positiva potrebbe esserci, in realtà, sebbene tutte da verificare. Come “il potenziamento dei servizi con riferimento esplicito al Piano Regionale Mobilità e Trasporti, in base alla disponibilità infrastrutturale e finanziaria, il riferimento esplicito all’applicazione dei titoli Stibm (integrati) e al lavoro comune con le Agenzie Tpl; il sistema di penalità più stringente e capillare anche su aspetti qualitativi; attivazione delle penalità anche in caso di forza maggiore; il bonus per abbonamenti integrati; l’assenza di un sistema premiante (fallimento clamoroso del contratto vigente); “premiante” sarà quindi soltanto l’aumento degli introiti commerciali (titoli di viaggio e contrasto all’evasione tariffaria); la misura dell’indice di affidabilità anche per i bus sostitutivi; l’istantanea accessibilità dei dati sulle prestazioni del servizio da parte di Regione Lombardia e auspichiamo anche da parte dei singoli cittadini; la condivisione con Regione dei principali dati di diagnostica per i rotabili finanziati dalla Regione (ad esempio i 176 convogli in arrivo); l’obbligo di servizi sostitutivi in caso di soppressione; l’0biettivo obbligatorio di incrementare i viaggiatori del Servizio Ferroviario Regionale; gli obblighi per l’accesso alle informazioni sul servizio in tempo reale; la pssibilità di subappalto (in generale per i servizi treno e con alcuni vincoli per quanto riguarda i servizi autobus).
Per riconoscere la scelta di Regione come genuinamente realistica e non semplicemente finalizzata allo scarico di responsabilità e alla “bella figura” politica, auspichiamo però:
• Documentazione solida a dimostrazione dell’assenza di alternative praticabili (una relazione tecnica specifica allegata a un atto politico ufficiale che la ratifichi);
• Totale trasparenza nella contrattazione con Trenord, non solo di fronte ai Comitati, ma di fronte a tutti i contribuenti, per far pendere gli accordi finali dalla parte dei cittadini e dello sviluppo del servizio e non della mera convenienza aziendale, così da garantire il buon utilizzo di ogni singolo centesimo di danaro pubblico;
• Il mantenimento integrale di tutte le promesse di potenziamento e miglioramento che abbiamo letto, testimone l’Unione Europea.
Proponiamo inoltre di inserire tra gli obiettivi anche la creazione di un indice per misurare la capillarità temporale del servizio ferroviario. Ad esempio, quando un Comune fruisce di un servizio ferroviario ogni ora, si potrebbe assegnare un valore 0.5; quando dispone di un treno ogni mezz’ora 1.0, quando ci sono pochi treni con attese superiori a un’ora 0.2; invece quando, pur disponendo di una fermata, non è servito da treni (magari perché è stato sospeso il servizio in modalità ferroviaria), -1.0.
Anche la governance di Trenord dovrà essere ridiscussa in coerenza con il nuovo Contratto e con la disponibilità dei nuovi rotabili di proprietà regionale (che al termine di tutte le consegne saranno 307, la quasi totalità della flotta Trenord). Dovrà essere chiarito definitivamente il ruolo operativo dei due soci alla pari, oppure le quote dovranno essere ridistribuite francamente, in base all’effettivo impegno profuso per gestire e migliorare il Nostro servizio e il Nostro patrimonio pubblico, senza tuttavia trascurare la possibilità di assegnare ad altre Imprese di trasporto i rotabili acquistati da Regione Lombardia attraverso Ferrovienord, a seguito della sottoscrizione di un nuovo Contratto di Servizio con una di esse.
Infine, sarebbe utile che la Regione chiarisse più dettagliatamente come viene e verrà impiegata la cifra resa da Trenord per penali/servizi non resi (è notizia recente che per il 2018 tale cifra si attesta in totale a 14.4 milioni di euro)”.