Piano alienazioni: no aree ad uso commerciale. Il Comune ci riprova con i palazzi storici
Con il 2020 riparte il piano delle alienazioni e delle valorizzazioni degli immobili del Comune di Cremona, che ha già ceduto gran parte del suo patrimonio per mettere in ordine i conti. Nel nuovo piano niente più aree da vendere ad uso commerciale, anche se il Comune può sempre cambiare la destinazione d’uso e trasformarle da industriali a commerciali. Nel 2019 in tutto sono stati incassati circa 450mila euro dalla vendita dell’area di via Sesto, l’area di via Gazzoletto, una piccola area di via Eridano e 4 piccoli appezzamenti di terreno al Maristella, in più sono stati dati in diritto di superficie due aree una al parco del Morbasco e una in via Campestre. Il 2020 si apre già con due trattative in corso: un’area ancora in via Sesto, l’interessamento viene da Aem che lì vorrebbe costruire il forno crematorio per gli animali da compagnia, il costo dell’area è di 200mila euro. L’altra trattativa in corso riguarda l’area produttiva in via Castelleone di 16.330 metri quadrati per un valore di 653mila euro. Il piano delle alienazioni è stato diviso in tre gruppi: un primo con i fabbricati da alienare, oltre a piccole aree c’è sempre il complesso del vecchio ospedale, dunque il comparto di via Radaelli, la chiesa di San Francesco, l’edifico di via Fabio Filzi, la ex scuola edile di via Bergamo, la vendita di questi edifici storici comporterebbe degli ottimi introiti che superano per ognuno di essi il milione di euro. Poi ci sono le aree da alienare, tra le più economicamente redditizie via Picenengo, piazza Caduti del Lavoro, l’area di viale Po, dove è in corso una trattativa con ferrovie dello Stato. Infine ci sono tutti i comparti da valorizzare insieme al privato tra cui il Corpus Domini, palazzo Soldi, palazzo Grasselli (già si sta lavorando per recuperare fondi per farlo diventare sede del conservatorio), la casa ex Sperlari, l’edificio di via Speciano e di via Mincio.
Silvia Galli