Cronaca

Omicidio di Canneto: Badante affetta da psicosi paranoide Non può stare a processo

Nella foto al centro, la vittima
Il fotografo cremonese Barisani

Barbara Chmurzynska, 59 anni, non è in grado di stare a processo. Sulla base dei risultati emersi dalla perizia stilata dallo psichiatra Pietro Lucarini, oggi il gup di Mantova Gilberto Casari ha sospeso per un anno il procedimento nei confronti della badante polacca che il 1° settembre del 2018 in un raptus di follia aveva ucciso a coltellate Paola Beretta, bibliotecaria 54enne di Canneto sull’Oglio, e ferito altre due persone: il fotografo cremonese Antonio Barisani e Davide Malinverni, quest’ultimo rappresentato in aula dall’avvocato Daniele Lurani. Nessuno si è costituito parte civile. Nel procedimento penale, i familiari della Beretta sono assistiti dall’avvocato Luca Deantoni del Foro di Mantova. Attualmente la Chmurzynska, difesa dall’avvocato Alessandra Guarini, del Foro di Biella, è ospite presso una Rems di Caltagirone. E’ accusata di omicidio volontario premeditato e di tentato omicidio.

Per l’esperto, l’imputata è affetta da ‘psicosi paranoidea’, rappresentata da un ‘grave stato dissociativo, pensiero ossessivo con idee deliranti, assenza di partecipazione emotiva ai fatti, memoria e concentrazione insufficienti, assenza della capacità di critica e di giudizio della realtà e mancata consapevolezza della malattia’. Secondo lo psichiatra, la badante polacca è una persona ‘socialmente pericolosa’. ‘Essendo il reato strettamente correlato al sintomo psicotico che la spinse all’aggressione mortale e indiscriminata ai danni di soggetti inermi, necessita di una valutazione prolungata nel tempo. Attualmente non è in grado di partecipare coscientemente al processo a suo carico’.

Al perito che era stato incaricato di valutarne le condizioni mentali, la donna aveva riferito di non avere alcun ricordo di quanto successo e che da tempo di sentiva perseguitata dalle persone del paese. Per questo motivo girava armata di coltelli per potersi difendere da eventuali aggressioni. Aveva riferito di essere stata spiata e seguita da sconosciuti.

Quel pomeriggio di sabato primo settembre, Paola Beretta, che era una delle curatrici della collezione del giocattolo, stava lavorando al museo civico quando improvvisamente all’ingresso si era presentata la Chmurzynska, brandendo le lame con evidente intento di colpire. Dopo aver accoltellato la 54enne di Canneto era tornata in strada, dove aveva preso di mira le altre due persone. Alla fine era stata fermata da Marco Quatti, comandante della polizia locale di Asola, in quel momento fuori servizio.

La badante aveva già tentato di colpire la notte precedente, prendendosela con una donna che stava acquistando le sigarette ad un distributore automatico. La ragazza era riuscita a fuggire difendendosi con un ombrello e la badante si era dileguata. I carabinieri, allertati di ciò che era successo, non erano riusciti a rintracciarla.

La figlia dell’imputata, che abita in Sicilia, si era già resa conto che qualcosa non andava e aveva pregato la madre di tornare in Polonia per curarsi. Ma la donna, che nel paese di origine aveva già avuto diversi ricoveri, non aveva voluto, e aveva continuato a lavorare in Italia come badante. Nel 2014 aveva già manifestato comportamenti aggressivi. Sosteneva di aver ricevuto messaggi dalla mafia e si sentiva minacciata e in pericolo di vita.

Nella sua casa, dopo l’omicidio, erano stati trovati 12 coltelli che secondo gli investigatori erano pronti per essere utilizzati in altre potenziali aggressioni.

Sara Pizzorni

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