Signoroni, l'ordinanza del giudice: 'Il Tribunale non può incidere su volontà popolare'
La decisione del giudice ordinario rispetto all’elezione di Mirko Signoroni è giunta inattesa: le parti pensavano infatti che la trattazione del caso arrivasse con il nuovo anno. Per la Lega, che aveva promosso il ricorso, si tratta già di un successo, come dichiarano i commissari provinciali Fabio Grassani e Rebecca Frassini: “Avevamo sollevato la questione appena dopo le elezioni di agosto, ma evidentemente il centrosinistra ha preferito interpretare le norme in un altro modo. Questa ordinanza è un primo passo per fare chiarezza e già ci dice chi ha sbagliato e chi no”.
Per il 5 febbraio è attesa la sentenza del Tar che dovrà decidere sulla legittimità degli atti dell’amministrazione Signoroni – Azzali. “Quel giudizio dovrebbe essere risolutivo dell’intera faccenda, auspichiamo che Signoroni e la maggioranza si comportino con la dovuta cautela, nell’interesse dell’ente e nel rispetto di tutti i cittadini e degli amministratori, rispetto che purtroppo è già mancato in più di un’occasione”.
Ma anche l’amministrazione provinciale, che ha assunto la difesa di Signoroni, mostra motivi di soddisfazione: sia perchè l’altro candidato risultato secondo, Rosolino Bertoni, non è stato in automatico dichiarato presidente come richiesto dai ricorrenti; sia perchè, si legge in una nota, “sottolineiamo con soddisfazione che tutto il tono dell’ordinanza esprime grande tutela e rispetto per le Istituzioni, avvallando così le scelte attuate dall’ente sino ad oggi”.
Come si legge nell’ordinanza firmata dal giudice Andrea Milesi (presidente del Collegio composto anche da Daniele Moro e Annalisa Petrosino), le dimissioni di Signoroni rassegnate il 3 ottobre non hanno fatto venir meno il motivo del contendere, come invece richiesto dalla sua difesa: “La parte ricorrente chiede infatti l’accertamento dell’ineleggibilità o incandidabilità dell’eletto non solo per rimuovere lo stesso dalla carica, ma per farne derivare l’illegittimità di tutti gli atti emessi” nel frattempo, “ivi compresa la nomina del vicepresidente e l’indizione di nuove elezioni”.
Il giudice confuta poi un’altra eccezione mossa dalla difesa di Signoroni: e cioè che il ricorso non sarebbe stato ammissibile in quanto non c’è mai stata la convalida dell’eletto (atto che compete al Consiglio provinciale): l’azione popolare da cui è partito il ricorso, infatti, non prevede di necessità di una deliberazione consigliare.
Il giudice ordinario invece rimanda alla decisione del Tar le altre richieste contenute nel ricorso, tra cui quella di dichiarare l’altro candidato, Rosolino Bertoni, legittimo presidente in quanto unico candidato con le carte in regola il 25 agosto. Infatti, si legge ancora, “non vi è la possibilità per il Tribunale di incidere sulla volontà popolare disponendo la sostituzione del candidato dichiarato ineleggibile con quello che è giunto secondo nella competizione elettorale”.
La controversia Signoroni viene definita “particolare” dallo stesso giudice a conclusione dell’ordinanza che difatti ha pronunciato “la composizione totale delle spese di lite” ossia la ripartizione tra le parti delle spese.
La pronuncia del Tribunale può essere letta anche come una sconfitta della politica, che non ha saputo o voluto trovare un accordo in merito ad una carica che ormai – da quando la Provincia è diventato ente di secondo livello, quindi senza elezioni popolari – dovrebbe rappresentare gli interessi del territorio più che essere espressione di uno schieramento partitico.
AGGIORNAMENTO – Continuano intanto le reazioni da parte della politica: anche Forza Italia, in una nota, commenta quanto accaduto. “L’ordinanza rimanda al Tribunale Amministrativo competente le valutazioni relativamente all’eventuale nullità degli atti posti in essere da Signoroni” si legge. “I dubbi che Forza Italia aveva sollevato alcuni mesi fa sulla possibile nullità degli atti assunti da Signoroni e da Azzali ora tornano in evidenza. Forse il Pd avrebbe fatto bene ad ascoltarci e ad essere più prudente, attendendo a convocare le nuove elezioni solo dopo gli esiti del Tribunale Ordinario e del Tribunale Amministrativo.
“La motivazioni della fretta che ha avuto il Pd nel voler rimettere in sella a tutti i costi un Presidente ineleggibile in un contesto di confusione e poca trasparenza amministrativa non sono state comprese da nessuno. Il senso di responsabilità e il rispetto per le istituzioni ci portano ad essere preoccupati per questa vicenda, sicuramente gestita male dal Pd, il quale ha messo e sta tutt’ora mettendo l’ente provinciale in una situazione di rischio nullità degli atti e paradossalmente potrebbe costringere tutti gli amministratori a tornare a votare per la terza volta in 6 mesi”.
g.biagi