Cronaca

Strazio per la morte di Francesco e Gianfranco Spezzate due vite generose

Francesco Bianchi e Gianfranco Vicardi

E’ commosso il ricordo di Giorgio Rampi, responsabile del gruppo Ciclismo del Dopolavoro ferroviario e amico trentennale di Francesco Bianchi, uno dei due ciclisti morti per l’assurdo incidente stradale avvenuto ieri pomeriggio a Verolanuova. “Era un vero agonista, non lo fermava nessuno – ricorda – diceva che mai avrebbe voluto finire i suoi giorni in ospizio, meglio morire sulla bicicletta”. Così purtroppo è stato. Francesco Bianchi, 70 anni, era macchinista per le Ferrovie dello Stato, in pensione da poco meno di vent’anni, tanta energia e tanta voglia di correre nelle gambe. Numerosissime, lui che da giovane era stato allievo agonista,  le gare che lo avevano portato a percorrere in lungo e in largo la penisola, tra l’altro con una prestigiosa vittoria ad inizio anni Duemila, nel Campionato italiano a cronometro per ferrovieri e soci del Dopolavoro in quartetto con Ermanno  Cremonesi, Giancarlo Tregattini ed Emilio Cantarelli, “questi nostri amici che ora stanno pedalando nei cieli”, ricorda Rampi.

Francesco Bianchi è il primo da sinistra

Non un neofita della bicicletta, dunque. “Era perfettamente conscio dei pericoli della strada, quello che gli è capitato fa ancora più rabbia se si pensa a chi c’era alla guida”. Mirko Gianesini, 35enne in stato di ebbrezza alcolica, alla guida di una Volvo non assicurata e non revisionata, e che, stando alle voci che circolano, aveva passato le ultime notti a dormire nell’auto. E’ stato lui a chiamare i soccorsi non appena si è reso conto di quello che era successo su quella stretta strada di campagna, dove i due amici sono morti sul colpo. Gianfranco Vicardi colpito probabilmente per primo e sbalzato a 20 metri di stanza.

A riconoscere il papà, all’obitorio di Manerbio, ieri è andata la figlia di Bianchi, Cristina, mamma di due bambini che nonno Francesco adorava. Insieme alla moglie Marcella era tra i volontari che ospitavano i bambini bielorussi di Chernobyl. “Una persona affabile, di squisita beneficenza, lo avevamo soprannominato ‘il sergente’ nel gruppo ciclistico per la sua testardaggine, mista a grande generosità”. I ricordi sono tantissimi e ci sarà modo di rievocarli tutti quando sarà passato lo choc. Per Francesco Bianchi non dovrebbe essere disposta l’autopsia e la salma dovrebbe essere trasferita presto a Cremona per la camera ardente.

“Continuare a definire ‘un tragico incidente’ ciò che è un ‘omicidio premeditato e volontario’ è davvero vergognoso ed offensivo per le vittime e per le loro famiglie”, il duro commento di Piercarlo Bertolotti, presidente Fiab Cremona.
“Ubriaco, senza assicurazione, furgone non revisionato, se uccidi due persone innocenti che hanno la sola colpa di voler trascorrere qualche ora facendo una sgambata in bici, sei un omicida e come tale dovresti essere punito. Ma si sa come vanno le cose, da una parte famiglie distrutte, dall’altra chi troverà mille scuse e alla fine se la caverà con poco.
Con le lacrime agli occhi, le mie condoglianze alle famiglie”.

g.biagi

 

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