Ex bidello a processo per adescamento e pornografia minorile. Lo accusa una 16enne
Pornografia minorile e adescamento di minorenni. Queste le pesanti accuse di cui deve rispondere un cremonese di 42 anni, ex bidello in un istituto superiore cittadino. Il processo nei confronti dell’imputato, difeso dall’avvocato Alessandro Zontini, avrebbe dovuto aprirsi oggi, ma a causa dello sciopero degli avvocati, l’udienza è stata aggiornata al prossimo 18 dicembre. Il legale della difesa sta valutando se chiedere il processo con il rito abbreviato.
Per la procura, l’anno scorso il 42enne avrebbe adescato una studentessa di 16 anni, alla quale avrebbe inviato numerosi messaggi, sia sul telefono che tramite Messenger, prima mostrandosi affettuoso e riempiendola di apprezzamenti, di complimenti sul suo aspetto fisico, e poi chiedendole di inviargli delle foto di lei nuda e di poterla incontrare presso l’abitazione di lei, facendole intendere che l’incontro sarebbe stato di natura sessuale.
Per questi fatti, il bidello, che in quella scuola prestava servizio da 13 anni, è stato licenziato (il legale della difesa ha già impugnato il licenziamento).
In origine erano tre le studentesse che, spaventate dagli atteggiamenti del bidello, si erano rivolte ad un’insegnante, sostenendo che l’uomo, su Messenger e Whatsapp, aveva chiesto loro di inviargli delle foto intime. L’insegnante aveva quindi informato il preside e a scuola era partita un’indagine interna nella quale erano state sentite le tre ragazze e i loro genitori, oltre ad alcuni insegnanti. Due delle giovani avevano poi smentito quanto affermato all’inizio, dicendo che il bidello si comportava come un amico e che non aveva mai chiesto nulla di compromettente. La terza, invece, aveva ribadito le accuse, dicendo di aver ricevuto da lui messaggi in cui le chiedeva foto ‘osé’. Era quindi scattata una segnalazione alla procura e lui era stato sospeso dal servizio per una settimana, e in seguito licenziato.
Le tre ragazze erano state sentite anche negli uffici della procura con l’assistenza degli psicologi. Due delle studentesse avevano ripetuto che l’imputato era una persona corretta, che i contenuti dei messaggi erano normali e che lui chiedeva i cellulari di altre ragazze per poter essere un punto di appoggio e star loro vicino nei momenti di crisi scolastica. La terza, invece, ha ripetuto di aver ricevuto il messaggio con la richiesta di inviargli la sua foto nuda.
A casa dell’ex bidello si erano presentati anche i carabinieri che all’alba gli avevano perquisito l’abitazione, dove l’uomo vive con la compagna e il figlio. Sotto sequestro erano finiti numerosi computer, chiavette e telefonini. Ci sono voluti quattro giorni al consulente della procura Daniele Apostoli per scaricare tutto il materiale, come ad esempio, 40.000 messaggi Whatsapp degli ultimi 10/12 anni contenuti in un dvd. Risultato: “In nessun reperto oggetto di consulenza”, scrive Apostoli nella sua relazione, “è stato rinvenuto materiale pedopornografico di tipo immagine e/o video. Non sono inoltre state rinvenute tracce di navigazione web riconducibili a siti pedopornografici”.
Dunque c’è la parola dell’imputato contro quella della studentessa, che ribadisce le accuse anche se sostiene di aver cancellato il messaggio in cui l’imputato le avrebbe chiesto le foto intime.
“Non c’è alcuna prova contro il mio cliente”, ha commentato l’avvocato Alessandro Zontini.”Solo messaggi con le alunne in cui il mio assistito si interessa di come sia andata un’interrogazione, oppure che chiede di raccogliere i tappi che sarebbero serviti come beneficienza a comprare un’ambulanza. Il mio cliente è attivo nel sociale, è una persona che si è sempre prodigata per aiutare studenti e anche insegnanti. Non difendo i pedofili, non avrei mai accettato di assisterlo se non fossi sicuro al cento per cento della sua innocenza”.
Sara Pizzorni