Cronaca

Non calunniò il padre tunisino del bimbo che aveva in affido Assolta 'mamma' Anna Maria

Nella foto, Anna Maria Agazzi con l'avvocato Massimo Tabaglio il 22 marzo dell'anno scorso

Il 22 marzo dell’anno scorso era stata assolta dall’accusa di non aver rispettato le condizioni contenute nel decreto del tribunale per i minorenni di Brescia sul reintegro graduale di un bimbo musulmano con il padre naturale. Ieri è stata assolta anche dal reato di calunnia. E’ finito così un incubo per Anna Maria Agazzi, 46 anni, che questa volta era accusata di aver calunniato il padre tunisino del piccolo di cui era stata mamma affidataria. La donna aveva sostenuto di aver visto dei graffi sul corpo del bambino e aveva sporto denuncia, chiedendo alle autorità competenti di trovare il responsabile. All’epoca dei fatti il piccolo, interrogato, aveva puntato il dito contro il padre. Da parte sua, l’uomo si era giustificato, attribuendo il fatto ad un incidente, che il figlio si era fatto male nell’aprire la portiera della macchina. Il procedimento penale per lesioni nei confronti del tunisino era stato archiviato e l’uomo aveva sporto denuncia per calunnia contro la madre affidataria, assistita dall’avvocato Massimo Tabaglio. Ieri la decisione del giudice che non ha ravvisato alcuna responsabilità nei confronti di Anna Maria. Nel procedimento davanti al giudice, il papà tunisino si era costituito parte civile ed aveva chiesto un risarcimento danni di 10.000 euro.

Tutto era iniziato da quando il papà tunisino, che vive a Cremona, aveva perso la moglie. Lei era morta di parto e lui era rimasto solo con il figlio appena nato. Pur con un lavoro e ben inserito nella società cremonese, l’uomo non si era sentito in grado di affrontare da solo la paternità, e aveva chiesto aiuto ai servizi sociali. Si era quindi deciso per un affido consensuale: all’età di tre mesi il bimbo era stato dato in affido ad Anna Maria, e vedeva il papà nei fine settimana. Tutto era andato bene per sei mesi, fino a quando era arrivata una denuncia contro il papà. Ad accusarlo era un uomo che affermava di aver visto il tunisino maltrattare il figlio mentre i due erano in auto. Risultato: da consensuale, l’affido era diventato giudiziale, e quindi con una serie di restrizioni che il tunisino doveva rispettare se voleva vedere il figlio. Era andata avanti così per quattro anni, fino a quando l’uomo era stato assolto dall’accusa di maltrattamenti. A quel punto il tribunale dei minorenni aveva ritenuto che il bimbo potesse rientrare gradualmente nella vita del genitore, che nel frattempo si era risposato e aveva avuto altri due figli. Ma proprio in quel momento era arrivata la denuncia di Anna Maria per l’episodio dei graffi sul viso dl bimbo. Dopo l’archiviazione del procedimento, era ripartita da parte del tribunale dei minori una nuova proposta di rientro graduale del piccolo nella vita del padre per arrivare al rientro definitivo nel settembre del 2015.

Ma i rapporti tra il bimbo e l’ex affidataria non erano finiti. Proprio perché erano stati insieme a lungo, i servizi sociali, per evitare un distacco troppo repentino, avevano organizzano tra i due, incontri quindicinali alla presenza di un educatore. E’ proprio in questa fase che ad Anna Maria era stata contestata la violazione dei provvedimenti giudiziari, e cioè di aver incontrato il bimbo anche al di fuori degli incontri fissati, di avergli consegnato un cellulare, così da poterlo chiamare, dicendogli poi che se non si potevano vedere era per colpa di suo padre, di avergli consegnato bigliettini e fotografie che li ritraevano insieme, fotografie raffiguranti santi cattolici, e di averlo accompagnato per mesi agli allenamenti di calcio, aiutandolo a fare la doccia e imponendogli di mantenere il segreto su tale circostanza, suggerendogli di parlare con il giudice per dirgli che voleva andare a vivere con lei.

“Ho sempre voluto tutelare il bambino e ho fatto solo ciò che il tribunale mi ha detto di fare”, ha sostenuto Anna Maria, assolta da tutte le accuse. “E’ vero, il bimbo mi chiamava mamma Anna, ma d’altra parte ero la sua unica figura fondamentale di riferimento. Ma sono anche stata mamma di altri 50 bambini che ancora oggi che sono grandi quando mi incontrano mi salutano chiamandomi ancora così”.

Sara Pizzorni

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