Cronaca

UTIN, TESTIMONIANZA/2 'Così salvarono la mia Rebecca, nata a 30 settimane'

La testimonianza di Lucia Tononi, mamma di Rebecca, nata il 26 giugno fortemente prematura all’ospedale di Cremona e curata per 80 giorni nell’unità di terapia intensiva neonatale. La petizione lanciata da Chiara Barchiesi su change.org ha raggiunto intanto le 7.546 firme

Se volete raccontare la vostra esperienza presso l’Utin dell’ospedale di Cremona, potete inviarla a redazione@cremonaoggi.it

Salve, scrivo in merito alla recente delibera regionale inerente il declassamento della Terapia Intensiva Neonatale dell’ASST di Cremona, affinché la mia testimonianza possa, in qualche modo, suscitare l’interesse di coloro i quali vogliono ridimensionare, ingiustamente, un reparto che mi ha restituito il sorriso quando credevo che tutto fosse perso.

Il giorno 2 giugno c.a., sono stata trasportata d’urgenza in ambulanza dall’ospedale di Desenzano (Bs) all’ospedale di Cremona a seguito di una lacerazione del sacco amniotico e conseguente fuoriuscita di liquido per il quale vi era la minaccia di un parto fortemente prematuro. Per tale motivo era richiesto un ospedale che avesse la strumentazione e le competenze tali da ovviare a tale emergenza.

Giunta in pronto soccorso all’ASST di Cremona, venivo subito ricoverata al reparto di Ginecologia e Ostetricia. In tale reparto, ho avuto per la prima volta contatti con i dirigenti medici dell’Utin, i quali, vista la minaccia di parto antecedente le 32 settimane, hanno avuto la premura, oltre che la professionalità necessaria, di mettermi al corrente circa tutte le difficoltà al quale la mia bimba poteva andare incontro se fosse nata di lì a breve.

Il giorno 26 giugno c.a., nonostante i vani tentativi di raggiungere quantomeno le 32 settimane di gestazione, nasce la piccola Rebecca di 30+1 settimane, fortemente prematura con un peso di circa 1,350 kg, a seguito di parto cesareo d’urgenza. Purtroppo, per una mamma, interrompere un rapporto con la propria figlia, portata in grembo con gioia e dedizione, è una delle cose più difficili da superare, ancor di più il fatto di non sapere in che condizioni potesse versare.

Comincia quindi un lungo calvario per me e mio marito, in cui abbiamo avuto modo di interfacciarci con un mondo del tutto sconosciuto, ma per il quale porteremo sempre un bellissimo ricordo, per la professionalità e la passione con il quale è stato portato a termine un percorso lungo e pieno di insidie come racconterò in seguito.

Causa un calo fisiologico nei successivi giorni al parto, Rebecca, era arrivata a pesare circa 1,100 kg, motivo per il quale il morale non era sicuramente dei migliori e la preoccupazione aveva preso il sopravvento su di noi neo-genitori. Pur tuttavia venivamo rassicurati dal personale dell’UTIN e invogliati ad aver fiducia in quanto le condizioni della piccola Rebecca erano stazionarie. Comincia così un lungo via vai da Carpenedolo (Bs), paese in cui risiediamo, a Cremona, per far visita alla nostra piccola e portarle quel poco di latte materno, fondamentale per la salute e la crescita di Rebecca.

Da premettere che gli oltre 60 km di strada non sono mai stati un peso, sia perché si andava a vedere la nostra piccola sia perché venivamo accolti all’UTIN sempre con cortesia e disponibilità a fornirci qualsiasi tipo di chiarimento in merito alle condizioni di Rebecca.

Man mano che passavano i giorni le speranze di poter abbracciare un giorno la nostra piccola aumentavano sempre di più; poi finalmente la marsupio-terapia dove sia io che mio marito abbiamo avuto modo di stabilire un contatto pelle contro pelle con nostra figlia, naturalmente sotto la supervisione delle infermiere e delle dottoresse le quali ci fornivano tutte le indicazioni in merito a quel tipo di terapia, ma soprattutto l’importanza per me, in qualità di mamma, di ristabilire un contatto perso con mia figlia il giorno in cui è nata.

Poi arriva uno dei giorni più belli, giunti in reparto come di consueto, constatiamo, tra la gioia di tutto il personale Utin che Rebecca finalmente era libera da sonde, sondini e quant’altro e quel cicalino che suonava ogni qual volta i suoi parametri vitali andavano sotto la soglia di ammissibilità era solo un lontano ricordo. Era stata finalmente spostata in culla come tutti i bambini nati a termine. Il nostro calvario volgeva al termine.

Dopo qualche settimana in cui, con l’ausilio delle infermiere e delle dottoresse, abbiamo perfezionato tutte le misure di precauzione verso Rebecca arriva finalmente il giorno tanto atteso. Dopo circa 80 giorni, tra la commozione generale di tutti lasciamo l’Utin di Cremona, ma per noi non sarà mai un addio in quanto Rebecca avrà tante zie che hanno reso possibile questo miracolo di circa 3.270kg.

Grazie di cuore Utin di Cremona, e lunga vita a te!

Lucia Tononi

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