UTIN, TESTIMONIANZA/3 'Da Brescia a Cremona per salvare mia figlia'
Continuano le testimonianze di chi chiede a gran voce di salvare l’unità di Terapia Intensiva Neonatale di Cremona, per la quale la Regione Lombardia ha disposto il ridimensionamento. Una mobilitazione di massa, con tanto di petizione lanciata su Change.Org, che ha già raccolto in pochi giorni oltre 8.400 firme. E’ Daniela Ribolla, oggi, a scriverci, per raccontarci della sua positiva esperienza nel reparto e come in quell’unità operativa salvarono sua figlia.
Se volete raccontare la vostra esperienza presso l’Utin dell’ospedale di Cremona, potete inviarla a redazione@cremonaoggi.it
“Sono una mamma bresciana che due anni fa ha conosciuto la terapia intensiva neonatale di Cremona… dove la mia piccola è rimasta per un mese”, scrive la donna. “Tutto – prosegue – è cominciato un giovedì sera: forti dolori allo stomaco, la corsa al Poliambulanza di Brescia, dove ero seguita. Arrivata in pronto soccorso, con 250/120 di pressione, vengo portata subito in reparto, dove mi dicono: ‘Stia tranquilla adesso vediamo cosa fare…’. Dopo un’ora circa vengo messa in una stanza, con la diagnosi di plenclasia. Io continuo a lamentare forte mal di testa, ma mi dicono di stare tranquilla. Arriva la mattina del venerdì, e verso mezzogiorno entra in stanza un dottore che mi dice: ‘Signora per le tre la trasferiamo a Cremona perché noi qua non abbiamo posto per la sua bambina’. Scopro dopo, tramite conoscente che lavorava lì, che il posto c’era ma avevano una gestante in attesa di tre gemelli ed era più importante un trigemellare che una plenclasia.
“Vengo trasferita a Cremona – prosegue – dove io e mio marito, disperati, non conoscevano il posto, non avevamo contatti ed eravamo lontani un’ora da casa. Ma il dottore che era con me in ambulanza mi dice di stare tranquilla, che ero la terza che veniva portata a Cremona quella settimana. Arrivo a destinazione verso sera, aspettano mio marito, e quando arriva entra il primario, il dottor Aldo Riccardi, che mi dice che la situazione è grave e deve portarmi subito in sala operatoria. La mia piccola nasce e viene portata subito giù in Utin, mentre io vengo trasferita in rianimazione. La vedo dopo 4 giorni. La prima persona che ho conosciuto in quel reparto è stato propio il dottor Poggiani, una persona dal cuore d oro. Visto che vedevo mia figlia per la prima volta dopo 4 giorni, ha detto alla dottoressa di turno di spiegarmi cone stava: fortunatamente era solo piccola di peso, 1,250 kg, ma stava bene. Siamo stati un mese in Utin e abbiamo visto bimbi lottare tra la vita è la morte, ma abbiamo anche visto medici infermiere (le amate zie) che con amorevole cura dolcezza li hanno aiutati. Noi possiamo dire grazie a Cremona e grazie alla Utin se la nostra piccola ed io siamo ancora qua”.