Anche a Cremona sarà applicata la tassa di soggiorno Ipotesi 2 euro al giorno
Anche Cremona dice sì alla tassa di soggiorno, il via libera è arrivato ieri dalla Giunta. E’ così iniziato l’iter che ha visto un passaggio prima nel Duc (distretto urbano per il commercio), quindi il 5 dicembre si riunirà la commissione per la promozione della città, dopodichè il via libera definitivo arriverà dal consiglio comunale. La tipologia e l’entità della tariffa verrà stabilita con successiva delibera di giunta comunale, anche se già la giunta sarebbe orientata a far pagare indistintamente 2 euro, senza tener conto né della tipologie dei turisti ne della categoria degli alberghi. Lo scopo della tassa è di finanziare la promozione turistica della città.
Sull’argomento sono intervenuti Vittorio Principe presidente Confcommercio Cremona, e di Alessandra Cattaruzzi, presidente Federalberghi Cremona. “Sulla “tassa di soggiorno” – scrivono – abbiamo avviato, con il Comune, un positivo percorso di confronto. E’ trasversale la condivisione dell’imposta di scopo. Ma deve essere ben calibrata sulle effettive possibilità della città. Deve essere, insomma, sostenibile. Per questo, partendo dall’esperienza delle nostre imprese associate, abbiamo presentato alcune osservazioni al regolamento proposto dall’Assessore Manfredini. Abbiamo condiviso le nostre riflessioni al tavolo del turismo, oltre che in momenti di approfondimento dedicati al tema. In particolare abbiamo chiesto l’esenzione dopo il terzo pernottamento consecutivo. Questo per evitare di appesantire i costi per chi soggiorna per motivi di lavoro. Non si tratta di una quota trascurabile della nostra clientela. Anzi, proprio il business, consente la sostenibilità di aziende che non potrebbero sopravvivere solo con il segmento leasure. Come sappiamo (purtroppo) Cremona è agli ultimi posti, in Italia, per numero di pernottamenti ma anche per la durata del soggiorno. Da questi parametri dobbiamo valutare anche le soglie di esenzione. Il rischio è quello di direzionare i clienti verso il circondario dove non c’è l’imposta di soggiorno. Tanto più che il margine di utile per le aziende ricettive non è tale da consentire ai gestori di farsi carico direttamente di questa nuova tassa.
“Analogamente – continuano Principe e Cattaruzzi – abbiamo chiesto che ci fosse una modulazione dell’imposta, dividendola in due scaglioni. Il primo, più ridotto, dovrebbe interessare le strutture fino a tre stelle; l’altro essere riservato alle realtà di livello superiore. Un’ultima osservazione interessa i tempi di applicazione della tassa, con un periodo transitorio caratterizzato da imposte ridotte per arrivare a pieno regime entro la fine del 2020. Questo proprio per consentire di rispettare i contratti già sottoscritti o, quantomeno, riuscire a farlo senza incidere troppo sulle imprese.
“Come Confcommercio e Federalberghi siamo pronti a fare la nostra parte. Quello dell’imposta di soggiorno è un ulteriore aggravio di burocrazia per le imprese. Ma riteniamo sia utile, tutti insieme, lavorare per promuovere la città. Il turismo è una leva di sviluppo importante per l’economia e Cremona non può continuare ad essere la ‘cenerentola’ della Lombardia e del Paese”.