Gli uomini della Scientifica a casa Faliva. Oggi sono dieci anni dalla scomparsa di Angelo
Oggi, esattamente a distanza di dieci anni da quel 25 novembre del 2009 in cui Angelo Faliva sparì nel nulla, i poliziotti della Scientifica di Milano inviati a Cremona dal Ministero degli Esteri, hanno fatto il loro ingresso alle 11,20 nell’abitazione di via Morbasco dei genitori dello chef scomparso dalla nave da crociera Coral Princess in viaggio da Aruba a Cartagena, in Colombia, dove lavorava. A Roberto, Giuseppina e alla figlia Chiara, gli agenti, attraverso il tampone salivare, hanno prelevato il Dna che sarà inviato in Colombia e confrontato con il profilo genetico di corpi mai identificati ritrovati in questi anni nella zona della scomparsa. La Scientifica, che è rimasta un’ora nell’abitazione della famiglia Faliva, ha portato via anche una camicia e tre paia di ciabatte di Angelo recuperate all’epoca dell’ultimo imbarco dalla sua cabina. La camicia non è mai stata lavata e gli esperti sperano di poter recuperare, soprattutto dal colletto, tracce epiteliali o capelli per ricavare il Dna di Angelo. “Era la sua camicia preferita”, ha detto la mamma, che non l’ha mai lavata perchè “sentiva ancora il profumo del figlio. Le operazioni di prelievo, come si legge nel verbale rilasciato alla famiglia, sono state richieste dal commissario straordinario del Governo per le persone scomparse ed autorizzate dalla procura della Repubblica di Cremona. I prelievi biologici, chiusi in una busta di sicurezza sigillata, saranno conservati in attesa di essere analizzati presso il laboratorio di Genetica Forense di Torino per poi essere inviati in Colombia.
Una svolta inaspettata per la famiglia, che ha sempre lottato per sapere la verità. Soprattutto Chiara, la sorella di Angelo, che non ha mai mollato, nonostante l’inesorabile passare del tempo. Se uno dei corpi senza nome corrisponderà al 31enne cremonese, le indagini potrebbero riaprirsi e dare le risposte tanto attese. “Anche se dovessero trovare poco, anche due ossa, per noi sarebbe già tanto”, ha detto Chiara. Lo scorso giugno il sostituto procuratore Francesco Messina aveva chiesto l’archiviazione del caso. Troppi i misteri che gli inquirenti non sono riusciti a risolvere. Ma se fosse ritrovato il corpo, tutto potrebbe cambiare.
Sulla Coral Princess, Angelo lavorava come cuoco. La sera del 25 novembre del 2009 era di turno al ristorante della nave. Alle 20,15 Faliva aveva lasciato il suo posto di lavoro e nessuno ha più avuto sue notizie, nemmeno il compagno di cabina che non lo aveva visto rientrare a dormire. Il litigio che Angelo avrebbe avuto con un dipendente filippino della nave è stato considerato un fatto di poco conto, una faccenda già risolta. Solo un testimone, un altro dipendente della nave, un macellaio, aveva detto di averlo visto il mattino dopo alle 6 ancora con indosso l’uniforme da cuoco e lo aveva descritto come tranquillo e sorridente. Poi più nulla. L’imbarcazione era quasi già arrivata a Cartagena.
I particolari mai chiariti sono tanti, così come evidenziato dalle indagini effettuate dalla polizia delle Bermuda: alla nave mancava un salvagente al quale era stata smontata la luce di sicurezza, trovata sull’imbarcazione. E’ stata poi evidenziata una zona della nave vicina alla linea di galleggiamento da cui ci si poteva anche tuffare in mare senza particolari pericoli. Dunque non è neppure esclusa l’ipotesi che Angelo si sia tuffato, nonostante fosse imminente l’arrivo al porto di Cartagena. Nelle sue indagini, Chiara Faliva ha scoperto che il computer del fratello era stato manomesso: cancellata una decina di mail tra Angelo e un certo Tony, un tassista di Cartagena. Il compagno di cabina, inoltre, avrebbe visto un foglio con la foto del giovane cuoco e la scritta “Forget me” (“Dimenticatemi”). Nella cabina del fratello, Chiara aveva trovato un cappellino da cuoco con scritto “Capilla del Mar”, un hotel di Cartagena. La grafia era quella di Angelo. E poi il mistero della catenina dalla quale lo chef cremonese non si separava mai. Un mese dopo la sua sparizione la catenina era stata recapitata alla famiglia in una busta chiusa. Sul caso c’è stata anche una rogatoria internazionale, ma poco è servito, in quanto, cosa fondamentale, il corpo non è mai stato trovato. Cosa è successo ad Angelo Faliva? Molte le ipotesi, nessuna certezza. Forse ora, però, le cose potrebbero cambiare e la vicenda non può ancora dirsi chiusa.
Sara Pizzorni
Fotografie di Francesco Sessa