Cronaca

Tamoil, causa civile: 2.200 i soci delle canottieri pronti a chiedere i danni

L'assemblea alla canottieri Flora del dicembre dell'anno scorso

Da più di mille sono saliti a 2.200 i soci delle canottieri di Cremona intenzionati a chiedere i danni alla raffineria Tamoil per l’inquinamento da idrocarburi della falda acquifera che ha interessato le società cremonesi. Tutto questo alla luce della sentenza definitiva emessa dalla Corte di Cassazione lo scorso 25 settembre (e il deposito della motivazione ai primi di novembre di quest’anno) che aveva confermato la condanna per il manager Enrico Gilberti e confermato per le parti civili i risarcimenti decisi in primo grado, compreso il milione di euro a titolo di provvisionale per il Comune. I giudici avevano disposto anche il risarcimento in favore dei soci delle società canottieri Bissolati e Flora, di Legambiente e del Dopolavoro ferroviario, da quantificarsi in un separato processo civile ma per tutti era stata riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva. Provvisionale da 10mila euro per i singoli soci delle canottieri (8mila per i nuclei familiari), 40mila euro per Legambiente e 50mila euro per il Dopolavoro ferroviario.

In questi giorni si sono svolte assemblee nelle varie società, e altre sono in programma per i prossimi giorni. In queste occasioni, come già successo lo scorso dicembre, i legali che a processo rappresentavano le parti civili illustreranno ancora una volta ai soci la possibilità di chiedere i danni a Tamoil. Nella parte penale, gli avvocati Gian Pietro Gennari, Claudio Tampelli, Alessio Romanelli, Annalisa Beretta, Vito Castelli e Sergio Cannavò avevano assistito 28 soci della Bissolati, 4 della Flora e la società Dopolavoro Ferroviario. Per la canottieri Flora, 4 soci sono già stati risarciti, ed ora c’è la possibilità anche per gli altri di chiedere i danni. A dicembre i legali si erano detti disposti a seguire anche il fronte civile e avevano illustrato lo stato della situazione dell’inquinamento delle società dopo la sentenza definitiva emessa dalla Suprema Corte. In assemblea era stato spiegato l’iter processuale e le ragioni per le quali era stato riconosciuto il risarcimento alle parti civili.

Sara Pizzorni

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