Cronaca

Caso piscine, le motivazioni di Sport Management arrivano al Consiglio di Stato

I controlli dell'Ats in piscina dello scorso maggio

In Comune sono giunte le motivazioni che Sport Management, gestore delle piscine comunali, porterà davanti al Consiglio di Stato in cui viene contestata l’ultima sentenza del Tar (leggi QUI) contro cui viene proposto appello.  Tutte le pagine, una sessantina, ruotano attorno alla revoca della concessione da parte dell’amministrazione comunale nei confronti della società veronese. Concessione che avrebbe dovuto avere una durata di 25 anni a fronte di un programma di riqualificazione, per un investimento complessivo a carico dell’azienda pari a 5 milioni e mezzo, di cui lavori accessori pari a un milione e 700mila euro, a fronte di un contributo annuo del Comune di 230mila euro. Dopo un anno e mezzo, invece, il Comune è intervenuto con la revoca, dando il via alla battaglia legale.

Nelle motivazioni contro la sentenza del Tar, viene spiegato che i ritardi nella progettazione delle opere di riqualificazione – il ritardo non era previsto come causa di risoluzione nella convenzione sottoscritta il 19-10 – 2017- “non hanno avuto alcun riflesso sulla gestione corrente della piscina comunale e, parallelamente, le più ricorrenti ‘criticità’ verificatesi dipendono, al contrario, dall’inadempimento del Comune ai propri chiari obblighi di manutenzione straordinaria”. SM insiste più volte nel concetto che l’intero complesso natatorio fosse datato, risalente agli anni ’70: “l’impianto si presentava al momento dell’affidamento della concessione per alcune sue parti in condizioni di totale inagibilità (vasca convertibile, piscina esterna dismessa, spogliatoi per l’utenza, spazi verdi esterni) per la gran parte in stato di reiterata usura e degrado (la piscina olimpionica, che necessita ancor oggi di radicali interventi di manutenzione straordinaria degli impianti tecnologici a suo servizio)”.

Il ritardo nella progettazione, in sostanza “non avrebbe mai potuto incidere in alcun modo sui presunti ‘inadempimenti agli obblighi di gestione della piscina’ su cui si fonda il censurato provvedimento di scioglimento della concessione”.

Un esempio per tutti riguarda appunto i lavori mai iniziati per “l’irreperibilità della documentazione tecnica presso gli uffici comunali”.

Per quanto riguarda le lamentele e alle segnalazioni dell’utenza, SM sostiene che non siano mai state “debitamente contestate al concessionario nel provvedimento di risoluzione per cui si dibatte … è però il caso di sottolineare come la gran parte di esse attengono all’impianto di areazione, ossia proprio ai ‘macchinari di climatizzazione’ oggetto specifico della manutenzione straordinaria, facente capo in via esclusiva al Comune”.

Un capitolo a sé del ricorso al Consiglio di Stato riguarda il sopralluogo dell’Ats di febbraio 2019. In quel caso vennero prescritte a SM “piccoli e circoscritti interventi di manutenzione ordinaria: rifacimento intonaco ammalorato sulle docce degli spogliatoi, eliminazione delle muffe sulle sigillature dei lavandini negli spogliatoi, ruggine alla base di due piloni di parte di copertura della piscina olimpionica, pulizia adeguata del bordo piscina”. A maggio di questo stesso anno, piuttosto la stessa Ats ha intimato “questa volta al Comune di Cremona i necessari interventi di manutenzione generale degli impianti tecnologici della struttura sportiva tra cui si segnalano in particolare quelli relativi all’impianto di ricambio dell’aria a servizio degli spogliatoi e delle piscine”.

I controlli sanitari, continua SM, “continuano ancora oggi senza che mai sia emerso alcun pregiudizio alla sicurezza e alla salute pubblica”. Si parla inoltre di ‘espressioni enfatiche ed allarmistiche’ utilizzate da chi si è lamentato presso l’ufficio sport del Comune, in merito alla presenza di ciocche di capelli su una tavoletta per il nuoto”. Confutati anche gli addebiti relativi ai quantitativi di cloro nell’acqua. 5300 gli utenti che si sono succeduti nell’anno e mezzo di gestione SM.

Il ricorso parla anche di “gravissimo il danno di immagine di una società all’apice in Italia nella gestione degli impianti natatori”.

“Assai gravi – si legge in conclusione . anche i riflessi del provvedimento di risoluzione in termini di esclusione di Sport Management dalle procedure selettive pubbliche a bandirsi per sopravvenuta carenza del requisito generale dagli appalti pubblici gestiti dal Comune. Gravemente pregiudizievole anche la pubblicazione di una manifestazione di interesse da parte del Comune di Cremona a ridosso di una risoluzione contrattuale”. Il Comune di Cremona, tra l’altro, già nello scorso giugno aveva segnalato all’Anac la risoluzione del contratto con SM, affinchè fosse annotata nell’Osservatorio dei Contratti Pubblici.

s.g. – g.b.

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