Lettere

Crisi di Governo e questione
Ilva: l'immagine di
un Paese inaffidabile

da Il profeta

Egregio direttore,

i dati economici ci dimostrano palesemente che il 2019 non sarà un anno bellissimo profetizzato dal primo ministro Giuseppe Conte, e neppure ci sarà l’abolizione della povertà profetizzata in pompa magna da Di Maio. Queste promesse erano riferite per chi non lo avesse ancora capito in primis alle loro persone, purtroppo l’Italia nella realtà si conferma il fanalino di coda nelle stime di crescita della Commissione europea, Bruxelles stima un deficit del 2,3% del Pil contro il 2,2% indicato dal governo e un debito pubblico, in continua ascesa, sancendo anche il temuto sorpasso della Grecia, i cui rendimenti dei bond governativi di Atene sono divenuti meno cari dei rispettivi BTp italiani, un fattore indice della maggiore rischiosità dei nostri titoli di Stato rispetto a quelli Greci.

I vertici europei si sono mostrati da subito più favorevoli al governo giallo-rosso, rispetto a quello giallo-verde, ma i dubbi sulla tenuta del paese sono rimasti gli stessi che inquietavano la Commissione Europea nel periodo, del primo governo Conte, infatti abbiamo un debito pubblico, che sebbene abbia raggiunto livelli esorbitanti, sembra che non si possa invertirne la rotta, per endemica incompetenza di coloro che da troppi anni ci governano senza mai pagare pegno.

In definitiva purtroppo le continue liti all’interno del governo danno un’immagine in Europa di un’Italia in conflitto e continua litigiosità, se poi consideriamo la drammatica situazione dell’Ilva, al cui destino sono collegati compreso l’indotto circa 20.000 posti di lavoro, a causa di questa inestricabile vicenda kafkiana più cercata che subita, che potrebbe portare il nostro paese in una fase di recessione economica dagli esiti preoccupanti. Purtroppo, ci stiamo presentando agli occhi del mondo con un governo, confusionale e inaffidabile, dovuto al continuo variare delle regole in corso vedi l’ennesima versione dello scudo penale, tolto su richiesta della ineffabile ex ministra Lezzi, nel tentativo di recuperare consenso in Puglia, visto che non era stata in grado di stoppare i lavori della Tap dopo anni di promesse altisonanti, e soprattutto delusa ed umiliata, per la mancata nomina, da parte dei 5 stelle ad assegnarle un ministero.

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