Cronaca

Il ghiro, il gheppio, la volpe e la civetta. Cras di Calvatone, eccellenza interprovinciale

CALVATONE – E’ tornato nel suo ambiente naturale il ghiro. Lo avevano portato le guardie zoofile della provincia bresciana perchè il Cras (Centro recupero animali selvatici) di Calvatone è ritenuto un’eccellenza anche fuori provincia e quando ci sono casi un po’ particolari ci si fida in genere di chi con i selvatici sa come averci a che fare. E’ tornato nel suo ambiente dopo essere stato curato e svezzato, seguito ogni giorno.

A Calvatone si lavora così. Il personale ed i volontari – autorizzati – Anpana hanno un gran da fare. Stanno seguendo il gheppio, frutto di un sequestro al ‘delinquente’ che lo deteneva illegalmente. Lo ha ‘rovinato’ per sempre disabituandolo alle sue normali abitudini di un animale libero in natura. Un imprinting negativo, che lo segnerà per tutta la vita che passerà al Cras, seguito dal personale. Il riccio che era arrivato ferito e con le ferite attaccate dai vermi ed ora è sulla strada del pieno recupero. Poi c’è il piccolo di gabbiano caduto dal nido e il piccolo fagiano rimasto solo, trovato vagante. Ci sono due tortorelle, anch’esse cadute dal nido e destinate a morire se una mano preziosa non le avesse recuperate e portate a Calvatone.

Qui in genere va così, ormai sono in tanti a sapere che quando si recupera un qualunque animale selvatico, c’è la possibilità che il personale Anpana se ne prenda cura. Non importa che animale sia. Qui si fa il massimo per tutti, senza distinzioni.

C’è pure la civetta. E’ piccolina, l’hanno trovata imbrigliata nella colla per topi. Sarà una degenza lunga la sua perché la colla va rimossa pian piano, prestando la massima attenzione a non farle male. Un lavoro, quello della rimozione colla, che qui hanno imparato a far bene, soprattutto sui ricci attratti dal cibo che viene messo nelle trappole per i roditori. E c’è la volpe. Capita che ne vengano recuperate, di tanto in tanto, ferite dalle guardie zoofile. Vengono curate e rimesse in libertà appena possibile, nello stesso territorio dove sono state recuperate, in aree che conoscono.

Un lavoro silenzioso, ma fondamentale per l’ecosistema e la biodiversità. Un lavoro fatto da personale e volontari preparati, 365 giorni l’anno, senza interruzione. Anpana – che gestisce anche il canile – se ne occupa da tempo. Nessuno viene lasciato indietro, anche se per ovvie ragioni (a volte arrivano esemplari in condizioni davvero difficili) non sempre i selvatici si riescono a salvare. Ma qui ci provano e fanno davvero di tutto, e per tutti, e poco importa da dove arrivino. Ogni animale può avere una possibilità di essere reimmesso nel suo ambiente naturale, curato e se serve rieducato.

Qui c’è tantissimo amore per ognuno di loro. Tantissima cura e dedizione. Bisogna saperle fare le cose e bisogna sentirle sino in fondo. Quando il mix, come in questo caso, è raggiunto l’eccellenza è solo una conseguenza, e nulla più.

Nazzareno Condina

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