Cronaca

Maltempo, il Po sale di 3,5 metri in 24 ore: a Cremona -1,22

Il maltempo che si è abbattuto in questi giorni su tutto il Nord Italia, ha gonfiato il fiume Po di oltre 3,5 metri nelle ultime 24 ore. A Cremona il livello idrometrico misurato dai rilevatori di Aipo si attesta sul -1,22, ma è in continua crescita (con il ritmo di oltre 20 cm all’ora), anche a fronte del fatto che le piogge non accennano a fermarsi, soprattutto nelle zone più a ovest. “Lo stato del Po è emblematico della situazione di sofferenza del bacino idrografico del nord in cui si sono verificati smottamenti ed esondazioni dei corsi d’acqua dopo giorni di pioggia torrenziale con l’Italia colpita da più di 3 nubifragi al giorno dall’inizio dell’autunno con tempeste, vento e grandine lungo la Penisola, il 18% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno” sottolinea Coldiretti, che in queste ore ha effettuato un monitoraggio.

Sono gli effetti dei cambiamenti climatici, con l’eccezionalità degli eventi atmosferici che è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – evidenzia la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

La nuova perturbazione si abbatte sulle regioni più fragili della Penisola con Piemonte e Liguria che hanno ben il 100% dei comuni con parte del territorio a rischio idrogeologico, mentre la Lombardia è all’84,4%, in una situazione in cui a livello nazionale ci sono ben 7275 comuni a rischio, il 91,3% del totale. “A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che il territorio italiano è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono che negli ultimi 25 anni ha fatto sparire oltre ¼ della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari” conclude Coldiretti. “Per questo l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne”.

Fotoservizio Sessa

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