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Rebus presidenza Provincia Ente chiede altro parere legale Lega: 'Dimissioni incoerenti'

Le dimissioni di Signoroni, rassegnate questa mattina, sembrano non bastare a risolvere il rebus della presidenza della Provincia. Signoroni infatti si è dimesso prima che avvenisse la convalida da parte del consiglio provinciale, quindi non sarebbe da considerarsi ancora entrato  in carica. E’ il vicesegretario Antonello Bonvini a porre la questione oggi, in una comunicazione inviata ai consiglieri provinciali e per conoscenza al candidato risultato perdente alle elezioni del 25 agosto Rosolino Bertoni. L’ente ha inoltre provveduto a richiedere un parere pro veritate in merito alla situazione attuale dell’ente a quali atti debbano essere assunti. Sarebbe il secondo parere  dopo quello richiesto dallo stesso Signoroni. Secondo l’interpretazione del vice segretario generale dunque, Signoroni non potrebbe dimettersi in quanto, pur avendo giurato il 25 agosto ed avendo compiuto alcuni passi formali (come l’incontro in Regione con Fontana a metà settembre) non ha mai ricevuto l’investitura ufficiale del consiglio. E non potrebbe nemmeno convocarlo, il consiglio, dal momento che è non sarebbe ancora entrato in carica. Proprio questa mattina è stato il consigliere Rosolino Azzali (già vice di Viola) ad aver convocato il Consiglio per il prossimo 8 ottobre. Intanto la Provincia è un ente paralizzato: all’ordine del giorno dell’8 ottobre ci sono delibere importanti quali l’approvazione del Bilancio consolidato e l’ingresso in Autostrade Centro Padane Srl di nuovi soci, con aumento di capitale sociali e nuovi patti parasociali. Se invece le dimissioni di Signoroni fossero valide, verrebbero subito convocate nuove consultazioni elettorali: già circola anche un’ipotesi di data, ossia la settimana dal 17 al 24 novembre. LE REAZIONI – Intanto arrivano le prime reazioni alle dimissioni. Le segreterie provinciali della Lega (Cremona e Crema) in un comunicato parlano di una situazione che “rasenta sempre di più l’assurdo, giorno dopo giorno, rischiando di bloccare l’ente per un tempo indefinito, tra consigli convocati e poi revocati, una palpabile incertezza su chi debba guidarlo politicamente, e pareri legali contrapposti in arrivo da ogni parte. Considerato che nessuno si voleva prendere la responsabilità di una decisione, abbiamo chiesto l’intervento del giudice, unica entità in grado di fare chiarezza dirimendo la questione. Prendiamo atto della nota di Signoroni di stamane, ma a questo punto ci chiediamo: che ne sarà delle elezioni del 25 agosto, peraltro avvenute regolarmente e nelle quali almeno uno dei contendenti – Rosolino Bertoni – è sicuramente eleggibile e può quindi essere proclamato presidente? Che ne sarà dei consiglieri comunali e dei sindaci che nella canicola del 25 agosto hanno partecipato al voto, compiendo il loro dovere di grandi elettori e rappresentanti dei cittadini? E’ questo il rispetto che viene dato nei loro confronti? Quale coerenza c’è nel lasciare un incarico per probabile ineleggibilità, e dichiararsi immediatamente disponibili ad occuparlo di nuovo come se non fosse successo nulla”. Critico verso i partiti e i movimenti in generale è l’ex consigliere provinciale cremasco Antonio Agazzi: “Sono costretto a citarmi – afferma – . Scrivevo, non appena è pubblicamente emersa la questione della possibile ineleggibilità del Presidente Signoroni: ‘Certo che se, alla fine, risultasse che il Presidente della Provincia di Cremona – da poco votato e insediato – era ineleggibile, tutta la ‘classe politica’ del territorio provinciale ne uscirebbe a dir poco malconcia, proponenti e competitori, entrambi evidentemente ignari del ‘problema’, al punto da proporre una candidatura o da non evidenziare a tempo debito la sua non percorribilità. C’è da sperare che il Segretario Generale dell’Ente abbia preso un abbaglio…’. Oggi confermo: la classe politica del territorio provinciale cremonese – Sindaci, Consiglieri Provinciali e Regionali, Parlamentari, Segretari di Partito… – ha rimediato una figuraccia epocale, impegnata com’è, evidentemente, in giochetti di potere del tutto avulsi dal tanto decantato bene del territorio. E così si torna a votare, a stretto giro di posta, perché – con una superficialità disarmante – non hanno fatto bene i ‘conti’”.

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