Rinoceronte bianco in via d'estinzione, parla cremonese la scienza che lo salverà
Presentato questa mattina in Camera di Commercio il progetto scientifico internazionale per garantire la sopravvivenza del rinoceronte bianco, specie in via di estinzione, di cui sopravvivono in stato di libertà, in Kenya, solo due esemplari femmina. Un progetto che ha per protagonista anche il cremonese Cesare Galli, del laboratorio Avantea, dove nei giorni scorsi è avvenuta con successo la creazione di due embrioni che saranno impiantati prossimamente. Alla presentazione, avvenuta alla presenza dei partner tedeschi e di diversa media internazionali, hanno preso parte il presidente della Camera di Commercio Giandomenico Auricchio e il sindaco Gianluca Galimberti.
Si tratta di un progetto scientifico denominato BioRescue, avviato nel 2006 dal Leibnitz Institute for Zoo and Wildlife research di Berlino e poi allargatosi ad Avantea quando gli studiosi tedeschi hanno avuto la necessità di reperire conoscenze e tecnologie avanzate per la fecondazione in vitro e la conservazione degli embrioni. Partner di BioRescue è anche il Safari Park di Dv?r Králové in Repubblica Ceca e l’Università degli Studi di Padova, che attraverso la professoressa Barbara de Mori sta seguendo passo dopo passo il progetto monitorando gli aspetti etici e di salvaguardia del benessere degli animali.
L’obiettivo del progetto è quello di far progredire in modo significativo le tecniche di riproduzione assistita (ART) e le tecniche associate alle cellule staminali (SCAT), integrate da una valutazione etica complessiva a beneficio del rinoceronte bianco settentrionale. Il consorzio è parzialmente finanziato dal Ministero Federale Tedesco per l’Educazione e la Ricerca (BMBF) e comprende istituzioni di fama internazionale provenienti da Germania, Italia, Repubblica Ceca, Kenya, Giappone e Stati Uniti.
IL CONTRIBUTO CREMONESE – Quella presentata oggi è una vera e propria pietra miliare del progetto: sono stati realizzati infatti i primi due embrioni in vitro di una specie, quella del rinoceronte bianco settentrionale, che ad oggi conta solo due esemplari e a cui solo la riproduzione assistita può dare un futuro. Come ha spiegato il professor Galli, sono stati utilizzati ovociti raccolti – non senza difficoltà: il punto da raggiungere nel corpo dista 1 metro e mezzo – dalle due femmine rimanenti, Fatu e Najin, la prima più giovane, 19 anni, l’altra ‘vecchia’ di 35 anni. In laboratorio gli ovociti sono stati trattati con lo sperma congelato di maschi deceduti. Da dieci ovociti prelevati, cinque per ciascuna donatrice, sono stati ottenuti due preziosissimi embrioni, una percentuale che nell’esperienza di Avantea può considerarsi un pieno successo. Gli embrioni sono ora conservati in azoto liquido, pronti per essere trasferiti in una madre surrogata in un prossimo futuro.
Il professor Cesare Galli e il suo team hanno portato a maturazione e fecondato gli ovuli raccolti il 22 agosto da Najin e Fatu che vivono a Ol Pejeta Conservancy in Kenya, con sperma dei maschi Suni e Saut. “Abbiamo riportato dieci ovociti dal Kenya, cinque per ogni femmina. Dopo l’incubazione, sette sono maturati ed erano adatti alla fecondazione (quattro da Fatu e tre da Najin)”, dice Galli. “Gli ovuli di Fatu sono stati iniettati con lo sperma di Suni mentre gli ovuli di Najin sono stati iniettati con lo sperma di Saut usando una procedura chiamata ICSI (Intra Cytoplasm Sperm Injection). Lo sperma di Saut era di qualità davvero scadente e abbiamo dovuto scongelare ulteriori campioni per trovare spermatozoi vitali per l’ICSI. Dopo dieci giorni di incubazione, due ovuli di Fatu si sono sviluppati in embrioni vitali che sono stati crioconservati per il trasferimento futuro. Gli ovuli di Najin non sono arrivati ad un embrione vitale nonostante il fatto che un ovulo avesse iniziato la segmentazione”.
Per il sindaco Galimberti, il progetto ha interessanti implicazioni non solo per la sua valenza internazionale e per il progresso della scienza, ma anche per l’obbligo morale di garantire la biodiversità in un pianeta sempre più minacciato. “E’ un buon esempio di internazionalizzazione – ha detto parlando in inglese – nel nome della natura e anche un modello per un mondo che deve vivere in pace”. Hanno descritto le varie fasi del lavoro il curatore Thomas Hildebrandt del Leibniz IZW, i professori Galli e de Mori e Jan Steijskal dello zoo safari Dv?r Králové.
I PARTNER INTERNAZIONALI – “Cinque anni fa sembrava che la produzione di un embrione di rinoceronte bianco settentrionale fosse quasi un obiettivo irraggiungibile – e oggi ci siamo riusciti. Questo fantastico risultato di tutto il team ci permette di essere ottimisti per quanto riguarda i prossimi passi. Nei mesi a seguire dovremo ottimizzare il processo di trasferimento e sviluppo embrionale nelle madri surrogate. La tecnica per la raccolta degli ovociti è stata sviluppata in collaborazione con molti zoo europei e siamo felici che questa collaborazione unica possa continuare anche con i futuri tentativi di trasferimento degli embrioni”, dice Jan Stejskal, direttore della comunicazione e dei progetti internazionali dello zoo di Dv?r Králové, dove sono nati Najin e Fatu.
La collaborazione tra lo zoo di Dv?r Králové, Ol Pejeta Conservancy e il Kenya Wildlife Service ha portato nel dicembre 2009 alla traslocazione di Najin, Fatu e di altri due rinoceronti bianchi settentrionali maschi dalla Repubblica Ceca al Kenya – dando origine alla collaborazione internazionale che ora ha raggiunto una svolta nel destino del rinoceronte bianco settentrionale. “Questo è un importante passo avanti nei nostri sforzi per salvare i rinoceronti bianchi del nord. Dobbiamo essere grati a tutti coloro che sono coinvolti. Abbiamo molta strada da fare e dobbiamo ricordarci che per la maggior parte delle specie in via di estinzione, le risorse che sono dedicate al salvataggio dei rinoceronti bianchi del nord semplicemente non sono disponibili. Il comportamento umano globale deve cambiare radicalmente se si vuole imparare una lezione dai rinoceronti bianchi del nord”, dice Richard Vigne, Managing Director di Ol Pejeta Conservancy.
Un progetto costoso che ha da poco ottenuto un importante contributo, frutto di una partnership a lungo termine con la multinazionale Merck. g.biagi