Giornata Creato, il cremonese don Bignami (Cei) lancia appello per la biodiversità
“Coltivare la biodiversità”, questo il tema dell’edizione 2019 della Giornata nazionale per la Custodia del Creato che si sta svolgendo in Sicilia. Il settimanale Famiglia Cristiana ha intervistato il cremonese don Bruno Bignami, direttore dell’ Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro, giustizia e pace e salvaguardia del creato. L’accento viene posto proprio su un argomento che interessa da vicino il nostro territorio prevalentemente agricolo, incentrandosi sul valore delle coltivazioni.
“Con questo tema – dice don Bruno a Famiglia Cristiana – abbiamo una ulteriore occasione per riflettere sul dono che Dio ci ha affidato che è la creazione. Un tema molto suggestivo. Intanto perché ci viene detto non solo di salvaguardare, ma di coltivare. C’è un ruolo attivo nella nostra umanità e anche nell’esperienza ecclesiale. Ruolo che va vissuto al servizio della creazione e del dono che Dio ci ha dato con la biodiversità”.
Oltre alla capacità di lodare Dio “per ciò che è la varietà della creazione nella sua molteplicità”, il sacerdote mette l’accento sulla necessità di “avere lo sguardo preoccupato. La preoccupazione è legata al fatto che oggi la biodiversità è minacciata, così come è minacciata la creazione laddove inquinamento e scelte irresponsabili dell’ uomo rischiano di calpestarla”. “Da ultimo c’ è la parola impegno. Un termine che ci sollecita a essere attivi nel creare occasioni non solo di riflessione, ma di cambio di stile di vita, di capacità di coltivare la biodiversità nel quotidiano, di fare scelte a volte anche difficili e impopolari, ma che possono, in realtà, custodire meglio la creazione”. Tra gli esempi: la ripresa dei semi antichi. Infine una parola sull’Amazzonia: “Al Sinodo ci saranno i delegati della Conferenza episcopale. Il nostro compito è di educare le coscienze e di educare i territori rispetto a questi temi e di renderci conto che l’ Amazzonia non è qualcosa di lontano, ma che ha delle implicazioni molto vicine a noi, rispetto alla nostra vita quotidiana e al nostro vissuto per cui degradare e impoverire l’ Amazzonia significa degradare una ipotesi di futuro anche per le giovani generazioni”.