Cronaca

Allarme eroina: in un anno finiti in cura 500 tossicodipendenti

Il dottor Roberto Poli

Oltre 500 persone prese in carico per uso di eroina nel 2018: un vero e proprio grido d’allarme quello dell’Asst di Cremona, per un fenomeno che negli ultimi tempi ha registrato incrementi considerevoli. Il momento per parlarne sarà la Giornata Mondiale dell’Overdose, lunedì 2 settembre, alle ore 11, presso Spazio Comune (P.zza Stradivari, Cremona). In quell’occasione, infatti, il Servizio Dipendenze della Asst di Cremona organizza, in collaborazione con il Comune di Cremona e con i servizi territoriali, un incontro pubblico al fine di aumentare la consapevolezza e l’attenzione sul problema dell’aumento dell’uso di eroina e delle morti per overdose.

Come spiega Roberto Poli, responsabile del Servizio Dipendenze dell’Asst di Cremona. “In Italia i dati del Dipartimento Servizi Antidroga indicano che da due anni stanno aumentando parallelamente i sequestri di eroina (nel 2018 aumento del 59 %) e le morti per overdose (aumento consecutivo per il secondo anno, nel 2018 + 12.84% rispetto all’anno precedente). Questi dati e l’emergenza iniziale dell’uso di oppioidi sintetici molto più potenti dell’eroina anche in Italia fanno temere di ripercorrere il trend della opioid crisis americana”.

“Fra gli operatori dei servizi pubblici e privati, inoltre, vi è l’impressione crescente che il numero odierno di consumatori di eroina ‘sommersi’ e non in contatto con i servizi (e come tali a maggiore rischio di morte) sia molto più ampio che in passato” prosegue Poli. “Nel 2018, presso il SerD di Cremona sono state prese in carico per uso di eroina oltre 500 persone, ma i potenziali consumatori potrebbero essere molti di più”.

“Per queste ragioni è necessario percorrere due azioni parallele e al tempo stesso complementari: la prima, riconsiderare e rafforzare gli interventi di riduzione del danno, a partire dalla diffusione del naloxone, un farmaco salvavita che è in grado di contrastare l’azione di sostanze analgesiche o stupefacenti a base oppiacea in caso di overdose. La seconda, è sensibilizzare e informare più persone possibili sull’argomento, un tema ancora troppo spesso avvolto da un forte stigma che rende difficile l’opera di prevenzione verso i soggetti a rischio” conclude Poli.

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