Cultura

Jefferson e gli altri presidenti USA che hanno amato i violini cremonesi

di Marco Bragazzi

Era un desiderio che, da sempre avrebbe voluto realizzare. Ovviamente essere il Presidente degli Stati Uniti rende, spesso, le cose molto più facili ma, nel caso di Thomas Jefferson, il suo desiderio era diventato realtà ancora prima di andare ad abitare alla Casa Bianca. Jefferson fu il terzo presidente degli Stati Uniti, presente con il suo volto sul monte Rushmore ed è, storicamente, considerato un presidente che ha saputo dare un impulso enorme allo sviluppo degli Stati Uniti grazie ai due mandati presidenziali ottenuti all’inizio del 1800. Jefferson amava molto l’Italia, aveva studiato prima giurisprudenza e, successivamente, si era dedicato all’architettura, materia che amava quasi come la politica. Oggi buona parte dei monumenti e delle strutture storiche degli Stati Uniti prendono il nome di ‘stile Jeffersoniano’, facilmente riconoscibile per le sue caratteristiche architettoniche che rimandano a stili presenti anche in Italia. Ma se un visitatore cremonese dovesse recarsi nella casa privata di Thomas Jefferson, da lui chiamata Monticello come tributo alla cultura italiana, potrebbe trovarsi davanti un paio di piacevoli sorprese.

Jefferson era un raffinato violinista, nella sua biografia si narra di come, fin da giovane, suonasse il violino per sua moglie, arte che il Presidente poteva permettersi in quanto proveniente da una famiglia molto abbiente. Nel 1768, all’età di 25 anni circa e con la carriera come avvocato già ben avviata, Jefferson acquistò un violino, che rimarrà sempre a suo fianco, verosimilmente di scuola cremonese. Non era una Stradivari ma, secondo gli studi, dovrebbe appartenere alla scuola degli Amati. Quel violino valeva più di qualsiasi altra cosa per il futuro Presidente, un valore non solo per il suono caldissimo che sapeva esprimere, ma come parte della storia personale di colui che aveva legato la sua vita alla indipendenza degli Stati Uniti e allo sviluppo di quella nazione. Il bisogno di quel suono era tanto sentito da Jefferson che nel 1770, durante un incendio nella enorme tenuta di famiglia in Virginia, il futuro presidente rinunciò a salvare qualsiasi oggetto dalle fiamme pur di portare al sicuro il suo violino. Le cronache narrano anche che il cugino di Jefferson, che aveva il vizio di perdere al gioco, nel 1775 per saldare un grosso debito decise di impegnare lo strumento creato a Cremona. Pur di non vedersi perennemente separato dal suo ‘Amati’, Jefferson preferì saldare con enorme fatica il debito e ritornare nel pieno possesso dello strumento, per suonarlo con continuità.

La seconda sorpresa è quella che vede lo stesso Jefferson, dopo il suo mandato presidenziale, seminare nella sua Monticello una piantagione di lino con semi provenienti dalla città del suo violino, città che evidente conosceva bene. ‘Il violino del Presidente’ venne messo all’asta a Londra come ‘violino creato a Cremona’ dopo la morte dello stesso intorno al 1830 alla straordinaria cifra di oltre 100 ghinee di allora, ma non attraversò mai definitivamente l’Oceano, venne acquistato da un privato che lo riportò a Monticello, quasi a mantenere vivo il sentimento che, dal 1763, aveva accompagnato l’amatissimo Presidente.

Ma Jefferson non fu l’unico presidente a dedicare tempo e passione al suono degli strumenti a quattro corde che trovano a Cremona la loro naturale collocazione. Abramo Lincoln era un buon violinista, ma non è chiara la provenienza del suo strumento, mentre Richard Nixon, letteralmente un polistrumentista completo, imparò fin da giovanissimo a suonare il violino. Per il decimo Presidente statunitense, John Tyler, bisogna aprire una piccola parentesi, Tyler aveva una tale simbiosi con il suo violino da venir ricordato, a Rapid City nel Sud Dakota, con una statua che lo vede raffigurato con un violino tra le mani. Del resto Tyler era molto amico e ospitava spesso alla Casa Bianca Anthony Philip Heinrich, fondatore della filarmonica di New York e proprietario di un violino ‘made in Cremona’ oltre a John Hill Hewitt, musicista e molto legato a Tyler nonché colui che compose il brano ‘Cremona Waltz’ tributo alla città del Torrazzo. Forse alla Casa Bianca le note “made in Cremona” si sono succedute per anni, a prescindere dal Presidente in carica.

 

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