Cronaca

Timbri falsi sui documenti per la cittadinanza, egiziano sotto accusa: 'Io vittima di una truffa'

L’avvocato Tomasoni

Aveva fatto richiesta per ottenere la cittadinanza italiana, ma i timbri sui documenti sono risultati falsi, e lui, un egiziano di 46 anni, si è trovato a processo con l’accusa di falso materiale. Secondo la procura, avrebbe “contraffatto le legalizzazioni apposte sui certificati di nascita e penali apparentemente rilasciati dalla Repubblica Egiziana il 5 settembre del 2016”. Ma lui, attraverso il suo legale d’ufficio, l’avvocato Michela Tomasoni, si difende dicendosi vittima di una truffa. E non sarebbe stato il solo. L’uomo, in Italia da 25 anni, in regola, incensurato, con un lavoro come mungitore, una moglie e quattro figli maschi, voleva ottenere la cittadinanza italiana, e a suo tempo si era attivato nel suo paese di origine affinchè gli fossero rilasciati il certificato penale e quello nascita. Sui documenti sarebbero poi servite le autentiche da parte dell’Ambasciata italiana al Cairo. In quei giorni, però, il 46enne non era riuscito a presentarsi personalmente in Ambasciata in quanto doveva rientrare in Italia. Aveva quindi affidato i suoi documenti ad un’agenzia che in Egitto, dietro pagamento, si sarebbe occupata di sbrigare queste pratiche. I suoi documenti, l’egiziano li aveva consegnati ad un connazionale che avrebbe quindi dovuto farsi rilasciare le autentiche.

Due mesi dopo il padre del 46enne lo aveva chiamato dall’Egitto comunicandogli di essere venuto a conoscenza che la persona alla quale aveva consegnato i documenti era finita in carcere. L’accusa, si scoprirà poi, era quella di frode e falsa certificazione di documenti necessari ad alcuni egiziani per la presentazione della domanda di viaggio al Consolato Italiano. Davanti al procuratore, lo stesso responsabile di quella fantomatica agenzia aveva confessato di aver istituito un “fittizio centro servizi per i viaggi d’affari”. Per illudere gli egiziani interessati ai documenti e portare avanti la sua attività criminale, l’imputato presentava spesso presso il Consolato, venendo in contatto con le vittime e le loro famiglie, promettendo di avere le capacità di procurare i vari documenti richiesti e poterne vidimare l’autenticità in modo che poi si potesse inviare i documenti agli enti pubblici in Italia. Più volte si era presentato come funzionario presso il Consolato italiano dicendo di essere in possesso dei crediti per la traduzione e la certificazione dei documenti. Tuttavia i documenti presentavano un timbro contraffatto. Per ogni documento venivano richieste dalle 1.000 alle 1.500 sterline egiziane.

Nel frattempo la Prefettura di Cremona alla quale il 46enne egiziano si era rivolto gli aveva consigliato di ripetere tutta la procedura per la richiesta della cittadinanza. Secondo quanto emerso dagli uffici di corso Vittorio Emanuele, inoltre, l’uomo non sarebbe stato il solo a segnalare quanto gli era accaduto. Molti altri connazionali sarebbero caduti nella stessa ‘trappola’ per poi trovarsi a processo imputati di falso.

Oggi in aula avrebbe dovuto essere sentita la funzionaria della Prefettura con cui l’imputato aveva parlato, ma a causa di un legittimo impedimento della testimone è stato necessario aggiornare l’udienza. Il prossimo 29 novembre il giudice ascolterà anche la versione dell’imputato e pronuncerà la sentenza.

Sara Pizzorni

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