Lettere

Baby gang: riflettiamo sulla
direzione che sta prendendo
la società di oggi

da mara sperlari

L’episodio che si è verificato ieri, con l’ennesima aggressione ad opera di un gruppo di giovanissimi, mi lascia con un profondo senso di amarezza perchè la provocazione e la violenza non fanno parte del DNA di Cremona e dei suoi cittadini e nessuno deve sentirsi in diritto di macchiare la reputazione e l’immagine della nostra città.
una trentina di giovani, di età compresa tra i 15 e i 18 anni, ha imperversato per mesi, prendendo di mira giovanissimi e scatenando decine di episodi di violenza, con un modus operandi già prestabilito, ma alquanto sconcertante.
È innegabile che il mondo virtuale dei social abbia inglobato parte della popolazione mondiale, dagli adolescenti agli adulti più giovani, che utilizzano ormai questi mezzi di comunicazione quotidianamente, ormai si fa uso di questi mezzi nei modi più disparati: le aziende si fanno pubblicità, alcuni professori postano i compiti e lezioni online, sono utilizzati per organizzare eventi e sono numerosissimi i siti specializzati in qualsiasi campo.
Sul piatto della bilancia, in effetti, sono davvero tanti gli aspetti positivi di questi strumenti. C’è però un ma, dato soprattutto, a mio avviso, dal modo in cui questi si utilizzano: purtroppo in molti casi l’assuefazione ad alcuni social come Facebook, Twitter o Instagram, per citarne alcuni, arriva a livelli tali che riconoscere il vero dal virtuale diventa quasi una impresa titanica.
In effetti, accanto ai lati positivi ci sono quelli negativi, se non deleteri: i social offrono sì l’opportunità di farsi nuovi amici facilmente, ma queste relazioni sono senza dubbio molto superficiali; in più c’è il fatto che stare sempre connessi è una gran perdita di tempo e invece di uscire e relazionarsi con il mondo, questo mondo virtuale è a portata di mano, il che rende tutto asettico.
Deplorevole esperire violenza al solo scopo di divertirsi, forse di sfuggire dalla noia: nella città di Cremona, una baby gang composta da veri e propri “bulli social” che venivano ingaggiati dalla provocazione verbale di uno della banda nei confronti della vittima designata, con una reazione da parte di quest’ultima, anche solo verbale e quindi scatta la vendetta, un attacco di gruppo a suon di pugni.
Si tratta di comportamenti e gesti che, in qualità di cittadina, condanno con forza e ritengo doveroso non tollerare in alcun modo; in qualità di madre di due adolescenti, ormai ventenni , e docente di alunni, di pari età al gruppo menzionato, presso un cittadino istituto professionale. Quanto accaduto, mi e ci spinge a riflettere sulla direzione che sta prendendo la società di oggi e in particolare i nostri giovani….
Come cittadino e ancor più come genitore , sono convinta che debba arrivare una risposta univoca da parte dell’intera società: dalle famiglie, che sono chiamate per prime ad avere la responsabilità nell’educazione e nella formazione, le quali devono essere affiancate e sostenute dalla scuola, dalle parrocchie e da tutti quei soggetti che, a vario titolo, entrano in contatto con le nuove generazioni. Quella dei social è stata a tutti gli effetti una vera e propria rivoluzione, basta avere la connessione a Internet per parlare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo, discutere o semplicemente tenersi in contatto. Senza contare poi la dipendenza dai social: molte persone non riescono proprio a farne a meno e sentono la necessità di postare tutto, foto, pensieri e parole, senza capire che ci si mette a nudo in un posto virtuale dal quale poi, se si vuole staccare la spina, è difficile distaccarsi. Quello che si pubblica non sparisce. Sensibile è la problematica legata a questo aspetto dal punto di vista della privacy? Siamo davvero consapevoli di quello che facciamo e che questo lede la nostra vita privata? È un dibattito molto aperto e in molti, sociologi e studiosi, discutono sulla pericolosità dell’assenza della privacy nei social.
Questo aspetto è importante perché ormai si chatta, ma non si comunica personalmente, aspetto che , a mio avviso deve lanciare un campanello d’allarme proprio perchè legato alla mistificazione della realtà: alcuni infatti, perdono il senso del reale, e, sempre connessi, si distaccano dal mondo, non partecipano alla vita comunitaria, pensando che in quel mondo irreale ci sia tutto quello di cui hanno bisogno.
Ed è apparentemente così: puoi chattare, parlare con tutti, ma non puoi farlo veramente, non puoi avere un contatto, cosa che nella comunicazione è essenziale e prioritario.
Guardia alta e cattiveria, come in un match di pugilato vero e proprio, poi botte da orbi. Il rumore dei pugni in faccia, le urla di incitamento di chi assiste alla scena: tutti ragazzetti tra i 14 e i 18 anni, come quelli che se le stanno dando. Ma non siamo attorno a un ring perchè queste sfide, del tutto «fuorilegge», avvengono nelle vie centrali di Cremona.
Infine, un ultimo aspetto, quello dell’informazione. È vero che grazie ai social e a Internet in generale, il passaggio di notizie è più immediato e a differenza del passato, tutti possono reperire informazioni in tempi brevissimi, ma bisogna sempre considerare il tipo di notizia, il modo in cui viene recepita, spesso in maniera superficiale, non prestando caso alle fonti da cui proviene. Il dibattito è davvero aperto, d’altronde l’avvento di questi nuovi media è recente e ancora bisogna capire come usarli in modo che giovino o non rechino danno alle nostre vite.
A fronte di questi episodi deve esserci una rete comune e tutti, famiglie e istituzioni, devono lavorare per formare le generazioni future ai valori del rispetto per gli altri, al rispetto delle regole. Non possiamo pensare di mollare la presa, al contrario, dobbiamo dimostrare di essere all’altezza del compito al quale siamo chiamati, ciascuno per la “propria parte”.
Ciò che succede nelle vie del centro è ben illustrato dai video messi ieri online da «La Provincia», nostro quotidiano locale. Le scene ricordano «Fight Club», il film cult sui combattimenti clandestini. A Cremona, nella nostra città,
però è tutto all’aperto, tra piazza Marconi e via Palestro, nei pressi tra il Duomo e il Palazzo Comunale.
Al proposito, si vedano un paio di tali «incontri»: gli sfidanti si affrontano circondati da spettatori che gridano e ridacchiano, avvicinandosi e allontanandosi dai due in lotta, che intanto si picchiano davanti a un terzo ragazzetto, chiamato a fare le veci dell’arbitro. Pugni in faccia, calci. A un tratto, i due combattenti carambolano sul selciato tirandosi per le magliette e i pantaloni da ginnastica.
Il primo di questi combattimenti convocati online pare sia esploso tre mesi fa, forse dopo una lite. Ma poi le dimensioni del fenomeno, si è allargato come in altre città a noi limitrofi. Ma non è che, dietro questi ripetuti incontri, ci siano anche le scommesse?

Mara Sperlari, mamma e insegnante Scuole Superiori

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