Politica

Sul Sea Watch ingiustificato l'arresto di Rackete. Italia ai margini delle cariche europee

di Paolo Carletti – presidente del consiglio comunale di Cremona

In ordine alla vicenda che vede coinvolto il comandante della nave Sea Watch, riteniamo che nessuna mente libera possa permettersi di non prendere posizione.
Ci sono momenti infatti in cui una testimonianza dev’essere lasciata, a costo di finire nel tritacarne dell’odio e dell’ignoranza più becera, onde evitare di passare per sordi testimoni di accadimenti che segnano e segneranno il nostro Paese.
Anzitutto piace notare che tante organizzazioni lontane anni luce da una qualsiasi appartenenza politica, come la più importante Camera Penale italiana, quella di Milano, abbiano preso una posizione tecnica chiara sull’argomento ritenendo ingiustificato l’arresto e priva di fondamento la contestazione penale a carico della Rackete.
Eh sì, perché fortuna vuole che noi si viva ancora in uno Stato di Diritto in cui si le condotte umane non vengono giudicate per mezzo dei social, ma secondo le leggi ed i principi che lo stringono in Nazione.
Il GIP di Agrigento ha messo nero su bianco quel che la Camera penale di Milano ed ogni penalista già sapeva: nella condotta della Rackete non vi era nulla di penalmente rilevante, poiché il bene giuridico della vita umana non conosce bilanciamenti e prevale su ogni differente interesse giuridico.
Si!  Perché piaccia o no, il bene giuridico che l’Europa tutta protegge sopra ogni interesse, anche nazionale, è la vita di un essere umano; chiunque esso sia, la protezione della sua vita assume in Europa un rango superiore, una sorta di sacralità che la rende invalicabile, ben più sacra di un confine o di una proprietà privata.
Allora ecco che la vicenda Sea Watch diventa un caso europeo e non solo nazione, perché la posizione assunta dal nostro Governo va a minare i principi fondatori dell’UE ed i principi che regolano la cittadinanza europea dal Settecento ai giorni nostri: il nostro Governo infatti, oltre ad ignorare le procedure d’infrazione sulla tenuta dei conti e ad accusare l’UE in qualsiasi occasione, si sta pure allontanando dai Principi che ne sono alla base, mettendosi in un imbuto ideale pericolosissimo ed in un angolo istituzionale indegno al Paese.
A tal proposito notiamo che in questi giorni si discutono le massime nomine europee e l’Italia, che si è messa fuori dei confini ideali che fondano l’Europa, sta facendo la parte dell’assente, per la prima volta il Governo italiano non ha toccato palla nella scelta del presidente della Commissione, del presidente del Parlamento e del presidente della BCE, d’altronde i nostri preferiscono coprire le spalle a Orban che cercare un profilo positivo per il Paese.
La linea del Governo sta facendo acqua da ogni parte, proprio come quelle barchette che ogni giorno attraccano a Lampedusa mentre noi ingaggiamo la sfida celodurista verso le ONG, sfida contenuta a chiare lettere nel decreto sicurezza bis, ovviamente stigmatizzata dal GIP di Agrigento ma ancor prima dall’ONU con una lettera di 11 pagine  firmata da Beatriz Balbin, capo delle procedure speciali dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani, per il quale il decreto sicurezza bis rappresenta una chiara violazione di convenzioni internazionali in contrasto con la tutela dei diritti umani.
A fronte di ciò, il Governo si vergogna della posizione assunta dal GIP e noi ci vergogniamo per lo spettacolo triste che diamo all’opinione pubblica mondiale perché la questione, al di là degli slogan populisti, manettari e disumani la si risolve guardando la realtà con gli occhi di un bambino, perché anche un bambino capisce che una nave civile che porta in salvo morti di fame non fa nulla di male e non può passare per criminale.

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