Lettere

I Cattolici e il voto:
a Cesare quel
che è di Cesare

da Andrea Sozzi - vice presidente consiglio comunale uscente

Da elettore e amministratore uscente di centro-destra, rifiuto decisamente l’idea che l’appartenenza al mondo cattolico sia sovrapponibile tout court al voto per il centro-sinistra, come da tempo sui social e sui giornali una certa parte politica vorrebbe indurre a pensare, in particolare in riferimento ai temi dell’immigrazione.

Si tratta di uno spot elettorale: è possibile rispondere a una coscienza cristiana e ugualmente ritenere che l’accoglienza dei migranti del mare sia da respingere, non per un’idea razzista, ma per fare in modo che smettano soprusi, violenze e omicidi perpetrati durante l’assurda tratta di esseri umani a cui assistiamo da anni. Una certa propaganda politica ha invece indotto nei cattolici un malinteso senso di colpa sulla politica del “no” all’accoglienza, sostenuta dalla Lega e dalla sua coalizione. Eppure, “aiutatiamoli a casa loro” era uno slogan, fino a qualche tempo fa, tanto renziano quanto salviniano.

Bisognerebbe poi analizzare i flussi di denaro che confluiscono a vario titolo nelle casse delle organizzazioni per l’accoglienza: rappresentano bene la distanza esistente tra le buone ragioni e le ragioni vere di certe posizioni. Il tradursi del pensiero cattolico nella politica è oggi, più che in passato, questione dibattuta e tutt’altro che lineare, e l’equazione tra cattolicesimo e fazione politica scricchiola su questo tema come su numerose questioni etiche.

Mi auguro che il cristiano, l’ateo e il buddista facciano un ragionamento politico e scelgano la competenza, liberi da sensi di colpa indotti da ragionamenti tendenziosi.

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