Cronaca

Studio di Cremona sulla umanizzazione delle cure oncologiche presentato in USA

L’Oncologia di Cremona è stata ammessa al meeting dell’American Society Clinical Oncology (ASCO), che si terrà dal 30 maggio al 5 giugno a Chicago (Illinois, USA). Lo annuncia con grande soddisfazione Rodolfo Passalacqua (Direttore del’Unità Operativa di Oncologia dell’Ospedale di Cremona): “Siamo stati accettati e ammessi alla presentazione orale grazie ad un lavoro scientifico sull’umanizzazione delle cure, lo studio HuCare-2. Gli studi che vengono accettati per la presentazione orale sono pochissimi rispetto al numero totale di lavori inviati ed è un grosso onore presentare i propri dati a questo meeting, significa che il lavoro è innovativo, ben fatto e cambia la pratica clinica. Va ricordato che al Meeting di Chicago partecipano circa 40mila Oncologi, 500 sono italiani e noi saremo fra questi”.

ASCO è la più grande organizzazione professionale del mondo che rappresenta circa 50 mila ricercatori e medici oncologi internazionali. HuCare-2 è un progetto ideato dall’equipe di Oncologia dell’Ospedale di Cremona che riguarda interventi psicosociali di umanizzazione dei reparti oncologici. Finanziato da AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) e MEDeA (Medicina e Arte Onlus), il protocollo è già stato sperimentato anche in alcuni dei centri oncologici più autorevoli, con esiti davvero significativi.

Passalacqua, quindi aggiunge: “Si tratta di interventi mirati rivolti sia ai pazienti che all’equipe medica e infermieristica. Nello specifico il progetto prevede l’organizzazione di corsi per migliorare le capacità comunicative degli operatori; screening per ansia/depressione e bisogni sociali dei pazienti; l’avvio dei pazienti al percorso informativo e di supporto (PIS) prima di iniziare le cure e ad ogni cambiamento della terapia; l’affidamento ad ogni paziente di un infermiere di riferimento e, infine, l’utilizzo con i pazienti di una particolare lista di domande per migliorare la comunicazione con gli operatori sanitari”.

“In altre parole – prosegue Passalacqua – la strategia interviene modificando il contesto organizzativo e lavorativo del reparto, nonché il percorso che i pazienti fanno sin dal primo accesso. Tutti gli operatori sono coinvolti: gli infermieri assumono un ruolo di riferimento per i pazienti, con nuovi compiti sanitari e di supporto assistenziali; i medici acquisiscono competenze comunicative specifiche per instaurare un dialogo con il paziente e gli psicologi svolgono un importante funzione di supporto nel caso emergano situazioni di distress (ansia e/o depressione) di grado medio alto”.

Il Direttore dell’Unità Oncologica quindi aggiunge: “Con questo studio abbiamo dimostrato che i pazienti dei centri dove viene applicato il nostro protocollo HuCare di umanizzazione hanno un miglioramento significativo della qualità di vita. Un miglioramento che coinvolge nello specifico la sfera emozionale e sociale della persona valorizzando tutti quegli aspetti quotidiani di attenzione e cura che possono fare la differenza in termini di benessere complessivo”.

“In questa ricerca – dice sempre Passalacqua -, quindici centri oncologici Italiani (tra cui importanti centri come, Istituto Tumori di Milano, Università di Udine, Università di Torino, Napoli, alcuni centri della Sicilia, ecc) sono stati randomizzati ad applicare la nostra strategia di umanizzazione, quella che cerchiamo di fare quotidianamente nel reparto di Oncologia di Cremona e che avevamo già sperimentato dal 2009 al 2013 in un precedente studio finanziato dal Ministero e dalla Regione Lombardia (Passalacqua Ret al Support Care Cancer 2016).”

Il Direttore infine, conclude: “E’ la prima volta che si dimostra che un intervento di tipo psicosociale migliora la qualità di vita dei malati oncologici – afferma Passalacqua. E’ un risultato molto importante e innovativo che va al di là del riconoscimento immediato. Per noi è la conferma dell’efficacia di oltre 15 anni di ricerche nel campo dell’assistenza psicosociale e, come ho già detto, non solo contiamo di trasferire questo bagaglio di conoscenze a tutti i reparti del Cancer Center di Cremona, nei centri italiani e, dopo la nostra presenza al Meeting di Chicago, anche in altri centri del mondo”.

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