Cronaca

Piace agli stranieri la crociera musicale sul Po nel nome della musica barocca di Monteverdi

La quinta crociera musicale del Festival Monteverdi 2019, organizzata dal Teatro Ponchielli con Giordano Nobile, è arrivata a Mantova. Nata nel 2015 in vista di Expo, la crociera è diventata un fiore all’occhiello della nostra città. Anche questa volta sono prevalentemente gli stranieri a scegliere il modo originale di collegare le tre città legate a Monteverdi (Cremona, Mantova, Venezia) nel segno del grande fiume, della musica, dell’arte e della gastronomia. Una ventina di francesi, spagnoli, inglesi, finlandesi (quest’anno in tanti per il Festival), svizzeri sono saliti venerdì mattina sulla motonave Stradivari, l’ammiraglia del Po costruita e varata a Cremona nel 1975, poi venduta dopo una gestione pubblica molto discutibile. Dopo la partenza è toccato all’Ensemble il Furibondo (Liana Mosca, Luca Pianca e Marcello Scandelli) coniugare la musica barocca con il ritmo lento del fiume, bellissimo in una giornata di fine maggio finalmente con il sole. Sulle rive file di salici e pioppi creavano atmosfere d’altri tempi. Avrà mai navigato Claudio Monteverdi sul Po? E’ molto probabile che l’abbia fatto vista la nostalgia che Monteverdi ha sempre provato per la sua famiglia d’origine e per la sua terra. Come risulta dai documenti d’archivio, da Mantova tornava spesso sotto il Torrazzo dopo essersene andato a 24 anni, quando riuscì a farsi assumere tra i musicisti al servizio della Corte dei Gonzaga dall’allora duca Vincenzo I. Di sicuro tornò a Cremona nel 1607, quando il 10 agosto fu ammesso all’Accademia degli Animosi, prima di recarsi alla volta di Milano. Fu di nuovo nella casa paterna (nell’attuale via Pallavicino) a trascorrere le ferie estive del 1608, per un periodo di riposo dopo la stesura dell’Arianna e de “Il ballo delle ingrate”. Il lavoro intensissimo, unito certo al lutto per la perdita della moglie Claudia Cattaneo, alle scarse soddisfazioni economiche e all’irregolarità dei pagamenti delle sue spettanze, spinsero il compositore a far scrivere al padre suppliche ai duchi (9 e 27 novembre 1608) per chiedere il permesso di licenziarsi, o quanto meno una riduzione dei suoi impegni. Non ottenne né l’uno né l’altra: richiamato a Mantova, ebbe solo la soddisfazione di vedersi riconosciuto dal duca un vitalizio (19 gennaio 1609), che però avrà costantemente difficoltà a farsi liquidare. Claudio tornò nuovamente a Cremona nell’estate del 1612, dopo essere stato licenziato insieme al fratello Giulio Cesare dal nuovo duca duca di Mantova Francesco. Ai primi di ottobre del 1613 Monteverdi si trasferì definitivamente a Venezia col figlio Francesco come maestro di cappella della basilica di San Marco. Probabilmente lungo il Po tornò a Cremona qualche volta da Venezia ed è assai probabile che lo abbia fatto con un burchiello, allo stesso modo che fece diversi anni dopo, risalendo il fiume dalla laguna, Carlo Goldoni per arrivare Cremona. Il grande fiume era l’autostrada Serenissima dell’epoca. Ed è probabile che il fiume lo abbia navigato anche Stradivari (non solo nella ricostruzione di fantasia del regista Battiato su sceneggiatura di Suso Cecchi D’amico per il film “Stradivari”) ma probabilmente per andare in Veneto per acquistare il legname fatto scendere dalla montagna con l’acqua dei fiumi.
Cambio di motonave (dopo la Stradivari la più piccola Andes) e risalita del Mincio fino ai laghi di Mantova con la spettacolare vista della città dei Gonzaga dall’acqua. Poi concerto nel teatro Bibiena, un autentico gioiello barocco, con l’Ensemble felice dell’Abaco di Verona. Oggi si va a Venezia.

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