Da rudere a museo: la rinascita della chiesa di San Lorenzo nel racconto dei protagonisti
Il Comune di Cremona festeggia i primi 10 anni del museo archeologico a San Lorenzo con una giornata di studi, iniziata venerdì pomeriggio in sala Puerari con le relazioni di numerosi esponenti del mondo scientifico e che continuerà in san Lorenzo alle 19 con un aperitivo a cui seguirà, alle 21,30 lo spettacolo di improvvisazione teatrale dell’associazione culturale Sine Qua Non.
Al convegno del pomeriggio hanno preso parte tra gli altri l’archeologa Lynn Arslan Pitcher, già in forza alla Soprintendenza della Lombardia e il sovrintendente per le province di Cremona, Lodi e Mantova Gabriele Barucca.
Pitcher ha ripercorso la nascita di questo museo: “Ero da poco entrata in Sovrintendenza e come giovane funzionaria dello Stato stavo facendo il mio giro per conoscere le varie realtà … Cremona è stata una delle prime. Il signor Giordano (Ferdinando, presidente dell’Archeolub che aveva sede in cappella Meli) mi ha portata nella ex chiesa … siamo entrati e sono rimasta scioccata: mi sono trovata davanti agli occhi una chiesa fatiscente, una montagnola di terra e residui di scavi fatti negli anni Sessanta, Questa è stata una cosa che mi ha spinto a trovare una soluzione. Non solo io, bisogna ringraziare Giorgio Bottini che ha fatto la mostra sui vent’anni dal restauro della chiesa e allora da lì è nata l’idea del museo archeologico in quella sede”.
“Il museo archeologico di Cremona – ha spiegato Barucca – racconta la storia più antica della città, dal 218 a.C. fino ai primi secoli dopo Cristo. Questo è il carattere più importante, raccontare la città, è come il segno vivo di una città e di una storia, che dovrebbe insegnarci qualcosa per il presente e possibilmente per il futuro. Nel caso del museo archeologico di Cremona, c’è da mettere in evidenza la sua collocazione in una bellissima chiesa, san Lorenzo, appunto. A differenza dei musei stranieri, che spesso inseguono le archistar – e questo avviene perchè in altre realtà e altre culture è quasi più importante la costruzione del museo piuttosto che il contenuto – noi abbiamo la fortuna di avere un’immensa quantità di opere che hanno la dignità di essere esposte e dei contenitori che la storia ci ha lasciato (splendide chiese, ex conventi, o anche semplicemente industrie dismesse che fanno da contenitore straordinari) e costituiscono un ‘valore aggiunto’. Cremona è un esempio tipico: la chiesa è molto bella, tra l’altro è stato fatto un allestimento molto bello, moderno ma di grande qualità, che esalta sia il contenuto che il contenitore”.
L’inaugurazione del nuovo Museo Archeologico nella chiesa basilicale di San Lorenzo e nella annessa quattrocentesca cappella Meli avvenne il 31 maggio 2009. In esso trovava sviluppo la vecchia Sezione Archeologica del Museo Civico, chiusa dalla fine degli anni ’90 per consentire il restauro di alcune tipologie di materiali – in particolare i mosaici. La chiesa di San Lorenzo, sconsacrata alla fine del XVIII secolo, apparteneva al monastero benedettino, poi passato agli Olivetani. A pianta basilicale con tre navate, risale alla fine del XII – inizi del XIII secolo e presenta i caratteri peculiari dell’architettura romanica. Gli scavi effettuati a partire dal 1962 hanno consentito di portare alla luce i resti di una chiesa precedente, identificabile con quella menzionata da una pergamena del 990, di un edificio cimiteriale paleocristiano e di una necropoli romana del I secolo a.C., ubicata in corrispondenza del primo tratto suburbano, in direzione est, dell’antica via Postumia. La destinazione a sede museale del complesso monumentale, essa stessa sito archeologico, ne ha favorito il completo recupero, sia dal punto di vista strutturale sia dell’apparato decorativo, per quanto ancora conservato. Al suo interno è ospitato quello che può essere ritenuto il cuore delle raccolte archeologiche di Cremona: attraverso i reperti rinvenuti a partire dall’Ottocento fino al recentissimo scavo di piazza Marconi, viene restituita l’immagine della città dalla fondazione ad opera dei Romani nel 218 a.C, la prima a nord del Po.