Politica

Salini verso Strasburgo Sul ballottaggio: 'Recuperare cinque punti è alla portata'

Torna a Strasburgo con un ‘bottino’ di 37mila voti conquistati nella circoscrizione di nord ovest, Massimiliano Salini, parlamentare uscente di Forza Italia. Ma anche commissario provinciale di un partito uscito male dalla competizione elettorale, sia nelle Europee che nelle Comunali.

Sarebbe cambiato qualcosa se al posto di Malvezzi il centro destra avesse scelto Zagni?

“Non saprei cosa rispondere. E’ una domanda legittima, ma fa parte della zona sentimentale, non razionale. Io ho un compito in politica: portare a casa risultati, non analisi o giudizi su quel che è accaduto o doveva accadere. Sono abituato a ragionare sui risultati; il risultato da ottenere, che è assolutamente alla portata, è completare questa ottima partenza, che ci chiede un ultimo sforzo. Che andrà giocato nelle piazze, in mezzo alla parte viva della città. E’ li, per le strade, che abbiamo incontrato quella grande attesa dei cremonesi, andata delusa dall’attuale amministrazione”.

Per il centrodestra è stata una campagna elettorale corta, se teniamo contro che l’altro candidato era da un anno in campagna elettorale. 46% contro 42%: è una città che rispetto a un candidato uscente ha posto un punto di domanda, al primo turno non ce l’ha fatta. Cinque punti al ballottaggio sono un gioco da ragazzi, lo dico ammettendo di essere un po’ spavaldo in politica. Ma la situazione è recuperabilissima”.

Con i voti andati a Giovetti, ad esempio?

“Fin dall’inizio ho sempre sostenuto che bisognasse in tutti i modi provare ad andare tutti insieme. Non ci si è riusciti al primo turno, ci si provi al secondo sedendosi a un tavolo, la mia opinione è che il centrodestra debba tentare un’operazione unitaria che è alla portata. Basta ragionare, come fanno le persone serie”.

Qual è il futuro di Forza Italia?

Forza Italia è un partito che deve accettare in maniera corposa la sfida dell’autocritica costruttiva. Non bisogna spaccare quello che c’è, come alcuni vorrebbero fare, ma serve un cambiamento radicale, andare verso un cambiamento radicale, seguendo due direttive: la prima, quella più importante è sulla chiarezza dei contenuti. Non più ambiguità, non più equilibrismi, non più quella strana forma di moderazione che a volte scade in una sorta di pigrizia. Per me moderazione significa una pervicace, costante e sistematica presenza nel dibattito, che è tipica di chi non molla mai e c’è anche quando le cose non vanno bene.

Il secondo elemento è quello delle regole di funzionamento del partito, ma non è solo quello. Sono degli strumenti – regole, congresso, democrazia interna – tutte cose importanti che però non servono a nulla se non c’è chiarezza nei contenuti. Serve intransigenza e poi anche un po’ la semplificazione del messaggio. Non è difficile semplificare, è difficile tenendo saldo un contenuto, esattamente come non fanno i populisti”.

Cosa si può fare per combattere il populismo?

“Bisogna smettere di parlare di populismo e parlare di realtà, accettare la sfida di un confronto serio con essa. Il migliore antidoto contro certe derive cosiddette populiste, è lavorare perchè gli italiani, i giovani abbiano lavoro. Non è un messaggio alternativo che indebolirà i populismi, sul versante del messaggio vincerà sempre il cosiddetto populista, quello che ha costruito la propria presenza in politica sulla base di quello che il cittadino vuole sentirsi dire. Ma noi siamo chiamati ad occuparci del destino di un popolo, esattamente come in famiglia quando un genitore potrebbe benissimo cavarsela in un attimo coi figli facendo loro fare quello che vogliono. Se vuole che crescano, però,  deve creare le condizioni perchè quando devono studiare, studino”. g.b.

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...