Spettacolo

Gino Paoli, canzoni d'amore tra Cremona e Bozzolo, i suoi posti, i suoi amici

Nella foto di Francesco Sessa, l'ultimo concerto tenuto a Cremona da Paoli, nel 2012

È un duo d’eccezione il protagonista del terzo concerto di CremonaJazz, ‘Due come noi che…’:  Gino Paoli e Danilo Rea, voce carismatica della canzone italiana e uno dei pianisti più lirici e creativi a livello internazionale. Si esibiranno questa sera, sabato 25 maggio, alle 21.00 presso l’auditorium Arvedi del Museo del Violino,  ripercorrendo alcune delle canzoni più amate dal pubblico, da ‘Sapore di Sale’ a ‘Il cielo in una stanza’, da ‘Vivere ancora’ a ‘Fingere di te’, passando per ‘La gatta’ e ‘Come si fa’, insieme a chicche dei cantautori genovesi, che per Gino sono gli amici di una vita, e agli omaggi alla melodia napoletana e alla canzone d’autore francese.

Gino Paoli è sempre stato di casa tra Cremona e Bozzolo. In città, sotto il Torrazzo, al Bissone di Vittorio e Jole in via Pecorari e nel paese un po’ mantovano e un po’ cremonese nel “nait club” (scritto così come si legge) insieme a Gian Galeazzo Saviola. Ed è stato proprio grazie a quest’ultimo che ha scoperto Cremona e le sue campagne. Era il 1961 e alla Bussola di Viareggio ha conosciuto Gian Galeazzo Saviola: era seduto al pianoforte , a luci spente, suonava per una ragazza dall’aria sognante. Ne è nata una amicizia straordinaria. Paoli lo battezza subito “Chopin” e a lui dedica persino una splendida canzone. Saviola, papà bozzolese e mamma piemontese della famiglia Ronchey, quella del giornalista Alberto. Aveva iniziato il liceo a Carignano, poi passato al Manin di Cremona. Un po’ nobile e un po’ bohemien, è stato lui a portare il cantante genovese al Bissone di via Pecorari, da Vittorio e la Jole. Il Bissone, antica insegna e lanterna in ferro battuto, probabilmente è il più antico locale della Lombardia ancora in attività. Il nome e il simbolo derivano dai Visconti che dominavano su Cremona, così come il termine “Bisol” che tanto ha divertito Paoli quando l’ha sentito, che indica un bicchere di vino in cremonese e che deve la sua origine al costo di una moneta con il “biscio” dei Visconti. “Il Bissone di Vittorio – racconta Paoli – era un posto incredibile perchè lì potevi trovare di tutto: il riccone e l’operaio, il dandy o il terrorista fianco a fianco, raccolti attorno al pianoforte. Lì ho conosciuto personaggi da leggenda”. E il Bissone è ancora così: le inconfondibili colonne appena entrati, le pareti rivestite di legno, il quadro di Verdi alle pareti dove intere generazioni di cremonesi hanno tirato le ore piccole tra bottiglie, piatti di prosciutto e strimpellate al pianoforte. Lì a tarda ora potevi incontrare Paolo, Guccini o Pozzetto, qualche cantante lirico o gente di spettacolo.

Ma è a Bozzolo che Paoli ha trascorso molte serate con Gian Galeazzo Saviola. “Un paese di matti, di persone bizzarre ma autentiche. In piena austerity i bar restavano aperti fino alle 5 del mattino. Al “Nait Club” (scritto davvero così) trascorrevamo il tempo bevendo vino dalle damigiane travase nelle tazze bianche chiamate “le partorienti”, che diventavano presto nere a causa del residuo denso del vino”. E a Bozzolo Paoli ha regalato una canzone bellissima, “Bozzoliana” dove racconta la vita del paese.

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