Cronaca

Aem, i numeri del risanamento A2A amplia inceneritore Parona Su s.Rocco no piani di sviluppo

Presidente e vicepresidente di Aem intervengono per mettere chiarezza sulla situazione di Aem, diventata tema di campagna elettorale, come prevedibile, in questi ultimi giorni. Massimo Siboni e Fiorella Lazzari hanno ripercorso ieri i passaggi che hanno consentito ad Aem di tornare ad essere, da società satellite di Lgh fino al 2015 (‘anche per avere i numeri dei bilanci dovevamo chiedere a loro’), totalmente privata di autonomia anche per via dei 30 milioni di debito accumulati nei confronti della holding, a società operativa, con 32 dipendenti fissi e svariati contratti di somministrazione e tutt’ora alla ricerca di personale. Punto primo, la presunta ‘svendita’.  Certo – afferma Siboni –  c’è stata una svalutazione patrimoniale, a causa della vetustà di reti e impianti (per ammodernarli non c’erano più risorse) ma l’idrico è andato a una società pubblica e la cessione di metà quote di Lgh ad A2A ha riguardato attività in concessione o destinate a competere sul mercato. Linea Più, ora fusa in A2A Energia, non avrebbe potuto competere, da sola, in un mercato fortemente concorrenziale come quello dell’energia elettrica e del gas, tanto più che, afferma Lazzari “stavamo perdendo clienti”.

Nessuna volontà di polemica col passato, ribadisce Siboni, ma tanti dei problemi “che mi sono trovato davanti derivavano dai rapporti con Lgh. Fermo restando che ogni scelta va sempre contestualizzata nel momento in cui viene fatta, per cui quello che vediamo con gli occhi di oggi, allora poteva sembrare giusto. Ma Lgh si era resa conto essere debole. Per questo, ben prima del nostro arrivo, si era messa a cercare un partner: aveva guardato a Monza Brianza, a Mantova, a Verona. Ma per fare un matrimonio bisogna essere in due. Lo si è trovato, in piena trasparenza, perchè della trattativa erano a conoscenza tutti e ne scrivevano i giornali da mesi, in A2A che adesso riconosce l’importanza dei territori, come dimostrano i 2000 mq acquistati nel nuovo Polo tecnologico, secondo lotto”.

Questione dipendenti: “Non è vero che ne abbiamo persi, anzi. Quelli  che dopo l’accordo sono andati a Milano, lo hanno fatto per un comprensibile avanzamento di carriera  e in alcuni casi sono anche tornati. Linea Green, la società del gruppo che studia l’utilizzo di fonti energetiche alternative, ha sede qui e LineaCom, società che non poteva permettersi alcun investimento, si è fusa in A2A Smart City, marchio già ben radicato”.

Restano le riserve dei detrattori sui veti posti a suo tempo dall’Anac (autorità anticorruzione): “La questione della gara è chiusa, questa non è stata una vendita ma una partnership e il valore della cessione è stato più alto dei prezzi di mercato come certificato da due diversi studi. Faccio notare – afferma Siboni – che l’Anac non ci ha mai multato dopo aver fatto i rilievi e ha trasmesso il caso all’Autorità anticorruzione e Corte dei Conti”. Dai quali non si è più saputo nulla. Sul parere Anac, peraltro, Aem ha presentato ricorso al Tar, mai andato in discussione.

Cosa ne è dunque dunque di Aem a poco meno di tre anni dalla firma dell’accordo? “Azienda risanata- afferma Siboni – e in grado di contrarre nuovi debiti per investimenti grazie a una ritrovata operatività. Siamo società in house del Comune, gestiamo servizi per la città”, di cui l’ultimo arrivato è il forno crematorio, che sarà presto raddoppiato; ma anche segnaletica, varchi, manutenzione strade, parcheggi. Presto il Comune potrebbe affidare un altro servizio, la manutenzione del verde, ora gestita in proprio tramite cooperative, ma con risultati non sempre soddisfacenti.  “Prima – conclude Siboni – con 100 milioni di debito e un fatturato di 10 milioni, nessuna banca ci concedeva più niente. Facevamo fatica a pagare i fornitori ed eravamo in ritardo con le rate di mutuo, eravamo gravati da 4 milioni di interessi all’anno. Non so come si sarebbe potuto continuare”. Ora, si sta valutando un’operazione da quasi 10 milioni per il subentro a Saba nei parcheggi.

Il futuro sembra roseo, ma con un’ombra neanche tanto in lontananza. Che ne sarà dell’impianto di Lgh su suolo cremonese che più ha fatto discutere in questi anni e cioè il termocombustore di San Rocco? La risposta va cercata nel Cda di Lgh a maggioranza A2A (in cui siede la stessa Lazzari): “Il compito specifico che è stato dato a Linea Green è proprio quello di studiare impianti da fonti rinnovabili”, rispondono i due amministratori. “Quello che possiamo  dire è che non ci sono al momento piani di investimento su san Rocco, mentre un grosso investimento sta avvenendo sul termovalorizzatore di Parona”. Dunque, per l’impianto cremonese sarebbe escluso un prolungamento di vita oltre la data già nota del 2024.

g.biagi

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