'Attese' di Paolo Cristiani: esposizione di quadri a Palazzo Fodri
Il senso dell’attesa declinato in tutte le sfumature del colore. L’azienda di sviluppo software Net4market – CSAmed ospita per tutto il mese di maggio, presso la sede di Palazzo Fodri, la mostra di quadri dal titolo Attese di Paolo Cristiani.
L’esposizione, già allestita e visitabile in corso Matteotti al civico 15, verrà inaugurata venerdì 17 maggio, alle ore 18, alla presenza dell’artista, dell’amministratore unico di Net4market Gianmaria Casella e della critica d’arte Tiziana Cordani. L’evento rientra nel ricco calendario di eventi culturali, artistici e scientifici denominati Sotto il lucernario.
Paolo Cristiani, milanese classe 1956, ingegnere, dirige un consorzio di ricerche biomediche e affianca tale attività a quella di fotografo, pittore e scultore.
Delle sue Attese scrive Vittorio Sgarbi: «Alla partenza e all’arrivo di un viaggio, nella mente si deve disporre un sistema di codici e di segnali che appartengono ad un’altra realtà. Ogni uscita, per ogni luogo più lontano e diverso, appare uguale, in un ritmo ripetitivo, modulare. Cristiani è attratto da questo ordine che lo costringe ad una visione rigorosa, misurata, che ha il suo prototipo nelle opere di Edward Hopper. Passioni, inquietudini, tormenti, sono attutiti in atmosfere plumbee attraversate dalle luci del cielo nelle diverse ore del giorno. In questa condizione gli uomini appaiono come fantasmi».
Prosegue Sgarbi nella sua critica: «La visione di Cristiani è fredda, ma non distaccata. Ciò che gli preme è di determinare la coscienza della vita in quello spazio. La pittura lo aiuta in questo processo di assimilazione. La condizione di instabilità del viaggiatore si trasferisce in una dimensione ontologica, e ciò attribuisce una assoluta verità, psicologica e visiva, a queste immagini. La solitudine delle sale d’aspetto: è questo il sogno di fuga dalla realtà che Cristiani traduce all’insegna della malinconia. E, invero, l’ombra che si proietta sui personaggi che abitano gli spazi sembra quella della Malinconia di Dürer».