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Un “Orfeo sul Metrò” originale e affascinante: sul palco del Ponchielli

Il mito antico di Orfeo ed Euridice è stato raccontato in molti modi dalla letteratura classica, da quella moderna, dal teatro e dalla musica. Dall'”Orfeo Negro”, film diretto da Marcel Camus, scritto dal poeta brasiliano Vinicius de Moraes con la straordinaria musica di Carlos Jobim al modernissimo “Lei dunque capirà” di Claudio Magris nel quale l’Ade è addirittura una casa di riposo per anziani. L’idea proposta giovedì sera al teatro Ponchielli, dal titolo “Orfeo nel metrò” con la quale si è inaugurato il “Monteverdi Festival 2019”, è senza dubbio originale e al tempo stesso affascinante. Teatro vuoto, pubblico sul palcoscenico in un vagone di un treno in partenza dalla stazione di Cremona con direzione Mantova, poi Venezia e i campi della Tracia, quasi a simboleggiare il percorso di Monteverdi nato sotto il Torrazzo ma poi passato dalla reggia dei Gonzaga e a Venezia.

E’ proprio sul treno che nasce l’amore tra Orfeo (moderno rocker con microfono e basso elettrico) ed Euridice e qui si passa dalla gioia al dramma quando la Messaggera, racconta la tragica ed improvvisa morte di Euridice. Notevole la prestazione vocale e scenica di Arianna Stornello che interpreta la Messaggera come una cieca salita sul treno ma straordinaria anche nelle vesti della Musica e di Proserpina. Il treno va verso Mantova e dai finestrini appare la campagna cremonese e le stazioni della tribolata linea ferroviaria. Interessante anche l’interazione dei cellulari sapientemente usati dai cantanti-viaggiatori che mostrano primi piani al pubblico, mandando sugli schermi del treno-metro le immagini dentro al convoglio.

C’era anche la televisione locale Cremona1 nell’opera di Monteverdi, con una edizione straordinaria del telegiornale dove si annuncia la morte di Euridice lungo il Po, punta da un rarissimo serpente, mentre cercava fiori per farne una corona. Poi inizia il viaggio nell’Ade con il metrò che entra nelle viscere della terra e Orfeo cerca disperatamente la sua amata, impedito dal controllore Caronte (un ottimo Lorenzo Tosi, che sarà anche Plutone) finché il traghettatore non si addormenterà (di grande suggestione il russare quasi musicale di Caronte con l’armonia di Monteverdi). Poi il ritrovamento dell’amata, grazie all’intercessione di Proserpina con Plutone (nei panni di due soldati armati di mitra, nel controllare i passeggeri-spettatori) e la nuova perdita della stessa quando Orfeo si gira a guardarla. Poi la scena finale, ancora sul treno dell’inizio nelle campagne cremonesi per il viaggio di ritorno, con Apollo tennista, sceso dalle nubi per dar conforto al figlio e asceso con lui al cielo.

Uno spettacolo di grande suggestione con la splendida regia di Luigi De Angelis (una autentica fucina di idee) e con la musica di Monteverdi suonata dall’Orchestra Barocca della Civica Scuola di musica Claudio Abbado diretta da Hernàn Schvartzman, grande musicista argentino che ha anche suonato chitarra e clavicembalo. Notevoli le voci a cominciare da Antonio Sapio (Orfeo rocker), Arianna Stornello, Veronica Villa (Euridice ma anche Eco e Speranza), Lorenzo Tosi e Michele Gaddi (Apollo) e poi i pastori e le ninfe.

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